Giovedì 25 Aprile 2024

I virologi del "sarà terribile". Pessimisti, disfattisti o menagramo?

Bisognerebbe ripartire dai cari vecchi proverbi. Come quello che invita a guardare il bicchiere mezzo pieno. Spieghiamolo a quei virologi che con faccia seriosa e voce grave compaiono ogni giorno in tv per ammonirci che il peggio deve ancora venire. Già i tempi sono grami, con molte vittime e milioni di italiani che si chiedono se l’anno prossimo riusciranno a conservare la salute e il lavoro. In questo quadro a tinte fosche, ci mancava il pessimismo distillato goccia dopo goccia. Tu sei lì a scervellarti per capire dall’ultimo dpcm chi invitare a pranzo a Natale e compare Crisanti ad ammonirti: "Il peggio avverrà dopo le feste, con questi numeri non potremo riprendere una vita normale".

Dopo un attimo di scoramento, cerchi di farti forza, pensi a come organizzare un saluto fugace al nonno a cui tieni tanto, e spunta Walter Ricciardi, consulente del ministro Speranza: "Dicembre e gennaio saranno mesi terribili". Ricciardi non è nuovo a uscite simili. Di recente aveva ammonito che "questo virus è poco letale, ma potrebbero essercene altri in futuro. Se non cureremo l’ambiente, esso risponderà portandoci all’estinzione". Nientemeno.

Insomma, uno non fa in tempo a guardare il bicchiere mezzo pieno sui tassi di letalità non elevati, che Ricciardi fa piombare la grande mietitrice sul collo, in un perenne "ricordati che devi morire".

Questo metodo comunicativo è disastroso e sembra rispondere a una strategia: tenere gli italiani perennemente sotto una cappa di angoscia e paura. Si sa, il bambino spaventato dal lupo cattivo non entra nel bosco, evitando così i pericoli. Nino Cartabellotta, della Fondazione Gimbe, lo ha messo nero su bianco: "Gli italiani hanno bisogno di regole e divieti, non raccomandazioni".

E se non fosse così? Non siamo scolaretti, siamo cittadini. E neanche poi così indisciplinati. La riprova è la presunta “fuga al sud” che sarebbe avvenuta lo scorso 9 marzo, all’annuncio del lockdown. Diversi servizi televisivi ci avevano mostrato l’assalto ai treni. Eccoli lì, i soliti italiani furbi, avevamo pensato tutti. Oggi, a distanza di mesi, un’analisi del Politecnico di Milano ha certificato che lo spostamento ha coinvolto al massimo 5-6mila persone, e che la “grande fuga” è stata solo una percezione.

Guai a comunicare male, cari scienziati o ne andrà della nostra salute mentale. È vero, Churchill nel primo discorso in Parlamento prevedeva "lacrime, sangue, fatica e sudore" ma evocava un traguardo: la prosperità.

Qui, invece, sembriamo accerchiati da una schiera di Cassandre che ci vogliono ricordare che vivremo male, in attesa della fine. Come avrebbe detto Mike Bongiorno: "Allegria!"