Martedì 16 Aprile 2024

"Pescatori ostaggi di Haftar L’Europa si muova con decisione"

"Otto connazionali prigionieri da 102 giorni. Erdogan ha riavuto i suoi marinai in 4. Dobbiamo farcela anche noi"

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Se c’è riuscita la Turchia in 4 giorni, possiamo e dobbiamo riuscirci noi dopo che sono passati 102 giorni. È paradossale la storia dei pescatori della marineria di Mazara del Vallo, 8 dei quali italiani, che sono stati rapiti dalla ’Guardia costiera’ della Libia orientale, la marina del generale Haftar, e sono ancora prigionieri a Bengasi".

A lanciare un appello è l’onorevole spezzino Lorenzo Viviani, responsabile pesca della Lega e comandante di peschereccio.

Onorevole Viviani, anche il Consiglio Europeo ha chiesto la liberazione dei nostri marittimi. Qualcosa si muove?

"L’Europa, che finora aveva detto che il problema era sostanzialmente nazionale, è tornata sui suoi passi. Ci fa piacere ma ci aspettiamo che dopo oltre 100 giorni segua anche un’attività concreta di pressione su Haftar, tramite la diplomazia europea e quella dei paesi che ne fanno parte. Ci aspettiamo che ci si muova come una squadra".

Erdogan intanto i suoi marinai li ha riportati a casa.

"La vicenda è esemplare. Il governo turco, dopo quattro giorni di sequestro ha ottenuto il rientro dei propri marittimi sequestrati in libia. E questo nonostante le forze turche siano impegnate sul campo in Libia a fianco di Serraj contro le forze di Haftar. I nostri sono prigionieri da più di 100 giorni e sono riusciti a contattare le famiglie solo dopo 72 giorni. È in discussione la credibilità dell’Italia".

Le famiglie sono riuscite ad entrare i contatto con i loro cari solo dopo 72 giorni?

"Proprio così, 72 giorni per una telefonata. Le famiglie si sentono prese in giro e abbandonate. Le risposte della Farnesina oggi sono le risposte di questi mesi: stiamo lavorando con discrezione, serve il basso profilo. All’inizio era comprensibile. Ma dopo centodue giorni il piatto piange".

Crede che il governo di Haftar tenti un scambio con i quattro calciatori libici sotto processo in Italia per traffico di esseri umani?

"È una ipotesi, mai confermata. La realtà è che in Libia noi ormai non siamo più presenti, se non formalmente. Non contiamo".

Le risulta che i marinai possano essere processati e magari espulsi?

"La notizia circola da tempo. Un processo potrebbe portare a una pena pecuniaria e all’espulsione, ma c’è anche il rischio che porti ad una detezione e al sequestro dei pescherecci. Ci vuole quindi la massima cautela".

C’è anche chi a Mazara, persino il vescovo, ha chiesto un intervento delle forze speciali.

"A mio avviso la strada prioritaria deve essere quella del negoziato. Ho piena fiducia nella Marina Militare, ma su un intervento militare, laddove se ne ravvisi la necessità, devono decidere gli esperti".

È vero che i familiari potrebbero tornare ad accamparsi davanti Montecitorio, dove sono già stati per ben 55 giorni?

"È una ipotesi che circola a Mazara, noi cerchiamo di convincerli a non venire, ma se non succede nulla credo che prima di Natale verranno a Roma con tutte le famiglie".

A.F.