Perché sì "Siamo in emergenza"

di Maddalena De Franchis

Davide Tabarelli, fondatore e presidente di Nomisma Energia, centro di ricerca indipendente specializzato su energia e ambiente, come commenta il piano per sbloccare le trivelle al largo del mare Adriatico, arrivato sul tavolo del Consiglio dei ministri?

"Era ora: siamo al minimo storico di produzione nazionale di gas. Con gli attuali stoccaggi supereremo a fatica l’inverno e la restante parte dell’anno rappresenta, al momento, un’incognita. Per questo serve cercare più gas in Adriatico, anzi, ci stiamo muovendo troppo tardi".

Secondo gli ambientalisti, i giacimenti nazionali assicurerebbero un incremento trascurabile.

"Siamo nel pieno di un’emergenza: non è più tempo per gli scontri fra opposte fazioni. La quantità non sarà esorbitante, ma l’estrazione di gas nazionale costa 5 centesimi al metro cubo, contro i 70 centesimi che versiamo, mediamente, per importarlo dall’estero. E si potrebbe alimentare una filiera interamente italiana".

Perché investire sul gas e non sulle rinnovabili?

"Occorre investire su entrambe le fonti. Studi recenti ci dicono che fotovoltaico ed eolico garantiscono al nostro Paese 1 miliardo di metri cubi di gas all’anno: un dato in crescita, ma ancora esiguo, se consideriamo che, fino allo scoppio della guerra in Ucraina, dalla Russia acquistavamo 29 miliardi di metri cubi".

Il conflitto non sembra vicino a una soluzione e il presidente di Arera, Stefano Besseghini, ha dichiarato che il prezzo del gas, ora in calo, aumenterà del 20-25% tra dicembre e gennaio.

"In attesa di una risoluzione pacifica - che per ora non si intravede - dobbiamo far fronte almeno alle conseguenze più pesanti per le nostre economie".