Perché parliamo del divorzio di Totti e Ilary

Viviana

Ponchia

Secondo l’inglese Sun è colpa di Alfio, il gatto glabro Canadian Sphinx, molto più insidioso di qualsiasi amante. In Germania il tabloid Bild apre con un titolo che sa di rivincita sul Mondiale del 2006: "Fine della coppia dei sogni d’Italia". L’agenzia spagnola Efe registra il nostro crollo emotivo di fronte alla notizia. E nemmeno i russi, con tutti i problemi che hanno, rinunciano a sorvolare sulla separazione di cui si parla anche nelle sacrestie. L’addio di Ilary Blasi e Francesco Totti deflagra oltre i confini del gossip e della geografia. È il segnale definitivo dell’imminente fine del mondo, nessuno potrà più sentirsi al sicuro. Ma perché? Perché un divorzio riesce a imporsi sulla pandemia e sulla guerra e diventa per tutti faccenda personale, un catastrofico imprevisto destinato a cambiarci per sempre? Ipotesi se ne possono fare tante, il trauma del lieto fine infranto non regge più.

Siamo impazziti e slittati su un altro piano di realtà: quando nostro cugino ha mollato la moglie per la badante del padre non abbiamo fatto una piega e se adesso piangiamo sulle uniche due statuine insostituibili nel nostro presepe è perché non stiamo bene. Una specie aliena sta facendo prove di colonizzazione e vuole testare la tenuta del genere umano di fronte a quello che dallo spazio sembra il massimo dello stress: farsi i fatti degli altri. Sono le prove generali dell’apocalisse, scandite negli ultimi due anni da eventi sempre più inconcepibili che ci fortificano in vista dell’irreparabile. Vedrete che andrà così. Fra qualche settimana verrà comunicato che la Coca Cola esce di produzione. Poi sarà la volta della Nutella e del Natale, soppresso su delibera di Santa Claus in persona perché stanco di stare al servizio delle multinazionali. Le lucciole sono sparite da tempo e nessuno si è fatto domande. Ci voleva la fine di questa storia d’amore perché il mondo aprisse gli occhi.