Perché Mosca ce l’ha tanto con Roma

Marta

Ottaviani

Un Paese considerato amico, così amico da pensare di averlo al proprio fianco in qualsiasi circostanza, anche una guerra di invasione. Fino all’inizio della guerra in Ucraina, la Russia ha sempre considerato l’Italia come una nazione facente parte dell’Unione europea e della Nato, ma malleabile e influenzabile per diversi motivi. Non solo la grande sensibilità per la cultura che lega queste terre, ma anche per la nostra dipendenza dal suo gas. Nel 2021 sono stati acquistati da Mosca 29,1 miliardi di metri cubi di ‘oro blu’. Nel 2022, questa cifra è scesa di oltre il 60%, arrivando a 11,2 miliardi di metri cubi. L’obiettivo, nei prossimi mesi è di arrivare a 5. Il grande artefice di questa operazione è stato il premier Mario Draghi, che ha collocato la politica estera italiana nell’alveo europeista e atlantista. La sua prematura uscita di scena ha fatto credere a Mosca che le cose sarebbero tornate come prima.

Il governo Meloni, invece, ha proseguito sulla stessa linea del precedente sia per quanto riguarda la fornitura di armi all’Ucraina e l’appoggio a Kiev, sia, soprattutto, per quanto riguarda le forniture di gas. Una posizione che il Cremlino considera un tradimento e, come già fatto per Paesi che considerava suoi alleati se non addirittura satellite, ha avviato operazioni di guerra non lineare per destabilizzare il clima interno, fatti di attacchi hacker, operazioni di disinformazione e adesso anche una maggiore tensione sul tema migranti. Ma c’è un’altra cosa che infastidisce Mosca: il fruttuoso colloquio della premier Meloni con l’omologo indiano Modi all’ultimo G20, anche sui temi della Difesa. Proprio il dicastero guidato da Guido Crosetto. La Russia fino a due anni fa era il principale fornitore di armi di Nuova Delhi. La sua quota è passata dal 64% al 49%, a causa del potenziamento di Usa e Francia. La prossima

a portare via mercato

potrebbe essere l’Italia.