Giovedì 18 Aprile 2024

Per parlarsi non è necessario starsi simpatici

Gabriele

Canè

Se non ha più parlato, vuol dire che non è pentito. Ma se non è pentito, non vuol dire che Berlusconi alla fine un’intesa con Giorgia Meloni non finirà per trovarla. Certo, la pagella da ultima della classe finita praticamente in mondovisione non è un macigno da poco; anche perché, conoscendo il Cavaliere, che di obiettivi e telecamere se ne intende, è difficile pensare che abbia sventolato i suoi scritti pensando di essere nel segreto di un confessionale. Sul lavoro, e anche in politica, non è però necessario starsi simpatici, connotato utile per uscire a cena non per fare governi. Nell’incontro di oggi peseranno la strategia e l’interesse di parte. Per questo sbaglia chi si limita a pensare Berlusconi preso tra i falchi e la colomba Letta (Gianni) che un po’ di bromuro istituzionale dovrebbe distribuirlo a 360 gradi. E vede bene, invece, chi sottolinea l’assedio diplomatico dei figli Marina e Pier Silvio. Perché è vero che lui ha una storia politica da tutelare, ma tutti assieme hanno un impero economico da garantire. Il che è più facile in buona armonia con i partner della maggioranza, che facendo a sportellate con chi ha il triplo dei consensi. Partendo da un dato che il voto per La Russa ha messo in dubbio solo per un attimo: al di fuori di quella che ha vinto le elezioni, altre maggioranze da portare al Quirinale non ci sono. Questo vale per tutti, ovviamente. Per il vecchio leone chiuso in gabbia dopo il ruggito stonato a Palazzo Madama, vittima di un calcolo sbagliato, o di non aver fatto, una volta nella vita, nessun calcolo lasciandosi trasportare dall’umore. Per la Meloni che deve continuare a dare prova di nervi saldi, e per Salvini, che in effetti, zitto zitto, sta portando a casa il "premio fedeltà". Concludendo. Quello che importa è avere un governo. In fretta, e il più possibile coeso. Per una "corrispondenza di amorosi sensi", ci basta Foscolo. Che non faceva politica, ma il poeta.