"Vaccini, in Italia corsa contro il tempo. Sono sicuri, correzioni possibili"

Silvio Garattini, il presidente del Mario Negri: benefici superiori ai rischi, salveranno migliaia di vite. Effetti collaterali rarissimi

Silvio Garattini, 92 anni, quando si è fatto iniettare il vaccino anti Covid

Silvio Garattini, 92 anni, quando si è fatto iniettare il vaccino anti Covid

"Bisogna andare avanti con la campagna vaccinale, non c’è tempo da perdere. La gente comprende che i benefici sono straordinariamente più importanti dei rischi". Nell’emergenza pandemia Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, lancia un segnale di fiducia. "Mai dimenticare che abbiamo avuto 124mila morti da Covid in Italia. Da quando sono arrivati i primi vaccini, da dicembre a oggi, i decessi sono stati 50mila. Vale a dire che le vaccinazioni potrebbero salvare decine di migliaia di vite umane. E il prezzo da pagare? Sono effetti collaterali rarissimi, un caso di trombosi letale su un milione".

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Dunque il vaccino resta l’unica strada per battere il virus e tornare alla normalità? "L’unica al momento. Antivirali e monoclonali non sono ancora alla portata di tutti. Nonostante tutte le precauzioni abbiamo tre-quattrocento morti al giorno, potrebbero essere salvi se fossero stati vaccinati per tempo. Con i farmaci c’è sempre l’altra faccia della medaglia da considerare, gli effetti collaterali, ma grazie alla farmacovigilanza si apportano le opportune correzioni per poi proseguire fino a quando tutta la popolazione sarà protetta".

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C’è chi insinua che si siano bruciate le tappe della ricerca farmaceutica. Certi intoppi sono figli dell’emergenza? "Tutti i passaggi sono stati rispettati. Le reazioni avverse di cui parliamo sono casi rarissimi che emergono quando hai trattato milioni di persone. C’è stata una corsa contro il tempo, ma la sicurezza e l’efficacia dei prodotti impiegati è fuori discussione. Poi si fanno delle correzioni in corso d’opera".

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Prevede qualche altro stop-and-go? "Non sappiamo quanto andrà avanti questa pandemia. Batteri e virus girano con le merci, rischiamo varianti incontrollate. Vaccinare nei paesi in via di sviluppo è nel nostro interesse".

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Professore, lei è sempre così prudente nei confronti dei farmaci. Che cosa la preoccupa maggiormente? "La limitata disponibilità delle dosi da somministrare tra Pfizer, Moderna, AstraZeneca, e adesso Johnson&Johnson".

Come giudica la profilassi anti-Covid data l’emergenza attuale? "In una situazione di emergenza come questa bisognerebbe abolire il brevetto, incoraggiare la produzione mondiale. Sui controlli evitiamo di allarmarci. Oggi c’è grande attenzione sugli effetti collaterali, infinitamente più di quella che esisteva in passato, Io dico che prendiamo l’automobile per andare veloci, eppure ci sono gli incidenti, di gran lunga più numerosi di quelli provocati dal vaccino. La gente deve farsi un’idea del rapporto benefici rischi, un segnale che deve partire dal ministero, dal governo, deve coinvolgere i giovani e la scuola".

Quanto pesa, come incidenza di effetti collaterali, la differente tecnologia tra vettore virale e vaccini a mRna? "Certi confronti sono improponibili. Pfizer utilizza nanoparticelle lipidiche al posto degli adenovirus. Anche il vaccino russo impiega vettori virali, e non sono state riferite manifestazioni indesiderate, però nel caso dello Sputnik occorre approfondire, l’Agenzia europea dei medicinali intende valutare il ciclo di produzione e i dati della farmacovigilanza. Sulle vaccinazioni gli stati europei si sono mossi in ordine sparso, e questo ci ha disorientati. Io credo che i vaccini dovremo iniziare a fabbricarceli anche in Italia, renderci indipendenti per proteggere tutta la popolazione".

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