Terremoto, Peppina in lacrime lascia la sua casa. "Perché mi fanno così male?"

La sfollata di 95 anni costretta ad abbandonare l’abitazione ‘abusiva'

Giuseppina Fattori, la nonna sfrattata dalla casetta post terremoto (Calavita)

Giuseppina Fattori, la nonna sfrattata dalla casetta post terremoto (Calavita)

Fiastra (Macerata), 1 ottobre 2017 - «Abbastanza», risponde a chi le chiede se sia stanca. Con un filo di voce e gli occhi rossi per le lacrime, mentre aspetta di lasciare la sua terra con la morte nel cuore, risponde solo «abbastanza» a chi le chiede se le dispiaccia andarsene da lì. Infatti, anche se il sequestro alla fine non è stato eseguito dalla procura di Macerata, ieri mattina la 95enne Giuseppina Fattori ha accettato di andare a casa di una delle figlie, Gabriella Turchetti, a Castelfidardo. «Ci sono tante casette – ha aggiunto Peppina –, ma solo a me hanno fatto del male». 

«La proroga del sequestro scadeva alla mezzanotte di sabato – ha spiegato il genero, Maurizio Borghetti – e non ce la sentivamo di correre il rischio che domenica mattina venissero a eseguirlo, magari quando qui c’era solo lei. Per qualche giorno starà con noi, fino a quando non avremo comunicazioni ufficiali dal tribunale che consentono a lei e a noi di rientrare nella casetta. Peppina ha pianto quando gliel’ho detto, ma l’ho convinta assicurandole che appena possibile, magari già domani, torneremo qui». La comunicazione ufficiale è arrivata nel tardo pomeriggio di ieri dal procuratore capo di Macerata Giovanni Giorgio, che ha spiegato alla famiglia che la proroga sarebbe scaduta domani: «Comunque Giuseppa Fattori – spiega il magistrato – è autorizzata a rimanere sino a quando non sia reso noto il provvedimento del tribunale del riesame e può incontrare chiunque nella sua casa. Nel caso però venga rigettato il ricorso, il giorno seguente l’alloggio dovrà essere liberato e saranno chiusi gli allacci realizzati abusivamente».

Borghetti e le figlie di Peppina, Agata e Gabriella Turchetti, uscendo da casa ieri mattina faticavano a trattenere le lacrime e l’indignazione. «Qualcuno ha detto che oggi viene ripristinata la legalità – ha dichiarato Agata Turchetti, preside oggi in pensione –, io dico che oggi muore l’umanità. E muore anche la legalità se la legge significa causare un simile dolore. La bandiera italiana per noi è stata un simbolo a cui abbiamo cercato di ispirare le nostre vite, ma oggi per me muore lo Stato, muore sulla sua legalità».  La famiglia ha voluto ringraziare le persone, «a migliaia», che hanno espresso solidarietà «anche dal Belgio, dalla Francia, dalla Spagna, e quelli che pacificamente oggi sono stati qui con noi». A Moreggini di San Martino, minuscola frazione di Fiastra, ieri c’erano una cinquantina di persone, parenti, amici, ma anche gruppi di Forza nuova, Lotta studentesca e Brigate della solidarietà: colori opposti, che avevano fatto temere qualche attrito tanto che polizia e carabinieri sono venuti a controllare. Ma gesti e parole sono stati indirizzati solo a sostenere e confortare l’anziana, senza alcun accenno politico, senza polemiche.  «Io ringrazio tutti – ha sussurrato Peppina – e prego per chi in questi giorni mi ha voluto bene, e anche per chi mi ha voluto male. Non sono stata una santa, ma sono sempre stata una persona onesta». 

«Questa vicenda è dovuta a un nostro errore– ha commentato ancora Borghetti –, non abbiamo pensato che le conseguenze per la mancata autorizzazione paesaggistica sarebbero state queste, ma abbiamo agito spinti dall’urgenza e dall’amore per questa donna». Ora non resta che attendere l’udienza, venerdì. Nel ricorso, si spiega che la casetta ha la certificazione antisismica; quanto alla mancata autorizzazione paesaggistica, la famiglia ha dichiarato di rinunciare alla ricostruzione di parte della casa, per lasciare immutata la cubatura complessiva. Poi, ci sarà il ricorso al Tar contro l’ordinanza di demolizione.