Venerdì 19 Aprile 2024

Pensionato trovato morto nel pozzo Fermati moglie, figlia e genero

Svolta nelle indagini, la pista del delitto di famiglia legata ai dissapori sulla gestione dei terreni agricoli

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di Settimo Baisi

e Nicola Bonafini

Inghiottito da un pozzo di irrigazione e dalla sua amata montagna. Ma Giuseppe Pedrazzini, 77 anni, nativo di Toano e residente nella vicinissima frazione di Cerrè Marabino, sull’Appennino, in provincia di Reggio Emilia, in quel posto molto probabilmente ce lo hanno messo. Non ci è finito da solo. È questa l’ipotesi su cui sta indagando la Procura di Reggio Emilia con il sostituto Piera Cristina Giannusa che ha posto in stato di fermo la moglie del defunto, Marta, la figlia Silvia Pedrazzini ed il genero Riccardo Guida. Le ipotesi di reato su cui si stanno concentrando gli inquirenti sono quelle di omicidio, soppressione di cadavere e sequestro di persona.

Cani molecolari e vigili del fuoco. Di Pedrazzini non si avevano più notizie da mesi, ma è stata la denuncia dei famigliari lunedì a mettere in moto le ricerche. Martedì è stato aperto un fascicolo in Procura, posta sotto sequestro la casa dove abitava il 77enne con la famiglia e indagati figlia e genero per sequestro di persona. Ma è Il fiuto infallibile dei cani molecolari, mercoledì, a scovare una traccia in un pozzo vicino alla casa. A una profondità di 5 metri viene scorto quello che sembra un cadavere. Iniziano le lunghe, e meticolose attività di recupero. Che durano tutta la notte. I vigili del fuoco di Reggio Emilia e Castelnovo Monti si prodigano a ‘tagliare’ le coperture del pozzo per consentire al personale del Saf un più agevole recupero della salma, senza danneggiare quella che è, allo stato attuale, la ‘prova regina’ dell’intera impalcatura investigativa della Procura. Il corpo di Pedrazzini viene estratto alle 7.30 di ieri mattina ed è riconosciuto dalla moglie.

In tre in manette. La signora Marta, con la figlia e il genero vengono portati dai carabinieri al comando di Castelnovo Monti dove vengono messi sotto torchio dalla Giannusa. Cadono dalle nuvole. "Omicidio? Come omicidio?", avrebbero esclamato i coniugi al sentire le contestazioni degli inquirenti. Tutti e tre si avvalgono della facoltà di non rispondere e vengono accompagnati al carcere di Reggio Emilia. La difesa della coppia promette battaglia: "Provo stupore – dichiara l’avvocato Ernesto D’Andrea –. I miei assistiti sono del tutto estranei da accuse tanto gravi. Dimostreremo la loro innocenza in tutto questo procedimento".

Movente e punti oscuri. Sebbene secondo gli investigatori vi siano "gravi indizi di colpevolezza" nei confronti dei tre, al momento non è ancora chiaro il movente dell’omicidio di Pedrazzini. Forse economico? Si parla di dissapori riguardo la destinazione dei terreni circostanti la casa di proprietà. I quali, però, sarebbero di titolarità della moglie e non di Pedrazzini (titolare di pensione). L’allontanamento volontario? Magari per dei problemi di salute? Questo è un elemento che le difese si ‘giocheranno’ quando sarà il momento. Ma anche qui, perché non denunciarne la scomparsa? Perché dare risposte evasive ai parenti che chiedevano lumi su come stesse Giuseppe: ’Giuseppe sta bene. Va tutto bene’?

Quello che emerge dalle indagini sono i rapporti tesi con il genero che risulta disoccupato. A confermarlo è la cognata di Giuseppe: "Mio cognato era troppo buono per darci dei pensieri, ma sapevamo che c’erano dei problemi. Mio marito e tutti i nipoti erano molto preoccupati. Sapevamo che era in difficoltà con il genero, ma pensavamo fossero delle semplici incomprensioni. Cose che accadono in tutte le famiglie". Tutti elementi che dovranno essere chiariti nei prossimi passi dell’inchiesta. A partire dall’udienza di convalida, programmata per lunedì mattina davanti al gip Dario De Luca.