di Settimo Baisi e Nicola Bonafini Inghiottito da un pozzo di irrigazione e dalla sua amata montagna. Ma Giuseppe Pedrazzini, 77 anni, nativo di Toano e residente nella vicinissima frazione di Cerrè Marabino, sull’Appennino, in provincia di Reggio Emilia, in quel posto molto probabilmente ce lo hanno messo. Non ci è finito da solo. È questa l’ipotesi su cui sta indagando la Procura di Reggio Emilia con il sostituto Piera Cristina Giannusa che ha posto in stato di fermo la moglie del defunto, Marta, la figlia Silvia Pedrazzini ed il genero Riccardo Guida. Le ipotesi di reato su cui si stanno concentrando gli inquirenti sono quelle di omicidio, soppressione di cadavere e sequestro di persona. Cani molecolari e vigili del fuoco. Di Pedrazzini non si avevano più notizie da mesi, ma è stata la denuncia dei famigliari lunedì a mettere in moto le ricerche. Martedì è stato aperto un fascicolo in Procura, posta sotto sequestro la casa dove abitava il 77enne con la famiglia e indagati figlia e genero per sequestro di persona. Ma è Il fiuto infallibile dei cani molecolari, mercoledì, a scovare una traccia in un pozzo vicino alla casa. A una profondità di 5 metri viene scorto quello che sembra un cadavere. Iniziano le lunghe, e meticolose attività di recupero. Che durano tutta la notte. I vigili del fuoco di Reggio Emilia e Castelnovo Monti si prodigano a ‘tagliare’ le coperture del pozzo per consentire al personale del Saf un più agevole recupero della salma, senza danneggiare quella che è, allo stato attuale, la ‘prova regina’ dell’intera impalcatura investigativa della Procura. Il corpo di Pedrazzini viene estratto alle 7.30 di ieri mattina ed è riconosciuto dalla moglie. In tre in manette. La signora Marta, con la figlia e il genero vengono portati dai carabinieri al comando di Castelnovo Monti ...
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