Giovedì 18 Aprile 2024

Pendolari, l’ultima fermata a Londra Quel treno chiamato antistress

Solo in Italia ogni giorno 15 milioni di persone sono costrette a viaggiare. In Inghilterra c’è il primo convoglio per il relax

Migration

di Viviana

Ponchia

Pendolare. Cioè persona che fa il pendolo. Un essere umano condannato alla fatica circolare di Sisifo non per sfrontata audacia nei confronti di Zeus ma per necessità più terrene. Il masso va spinto fino in cima al monte, lo si guarda rotolare in basso e si ricomincia. Così per l’eternità. In inglese si dice "commuter" e dentro la parola c’è tutto il ribollire del cambiamento su distanze sempre uguali. C’è chi si sente condannato, a qualcuno piace (si può immaginare Sisifo felice, scriveva Camus). È la vita passata a unire puntini sotto l’occhio dell’orologio. Una condizione sospesa per spiriti coraggiosi o almeno contemplativi che richiede accurata programmazione e resilienza. Quasi uno sport, dove l’allenamento è tutto.

Secondo una ricerca di AutoScout 24 la disciplina che richiede innanzitutto disciplina coinvolge in Italia più di 15 milioni di persone. La maggioranza dice di avere iniziato a viaggiare per motivi di lavoro o di studio e (siamo nella media del pollo) si sposta 5 volte alla settimana, percorre in solitudine circa 80 chilometri tra andata e ritorno, impiega 80 minuti nello spostamento e spende quasi 200 euro al mese. Sul web i praticanti quando non protestano per le carrozze piene o in ritardo, le code e gli scherzi delle automobili al mattino la buttano sul ridere. "Pendolare: uno che si rade e prende il treno e poi riprende il treno per tornare a radersi". "Meglio un ritardo oggi che un soppresso domani". "Calcolare il punto in cui si ferma la porta del vagone è una questione di sopravvivenza che determina il destino di un pendolare".

Era il 1975 ma in Fantozzi contro tutti il ragioniere aveva centrato la situazione quando preparava minuziosamente la partenza quotidiana e poi doveva prendere l’autobus al volo lanciandosi dal balcone a causa di un imprevisto. "Essere un pendolare in questa città era come essere parte di un esercito" scrive Munmun Ghosh in Gente di Mumbai. Ma tutto il mondo è paese.

I pendolari si riconoscono fra loro, sono sottomessi alla stesse regole e gerarchie di spazio e tempo. Solidarizzano come categoria e si odiano individualmente. Da un punto di vista pratico ha diritto di definirsi pendolare professionista chiunque si trovi a fare il pendolo per circa un’ora e mezzo al giorno. La psicologia trascura i dilettanti e considera questa fuori classe dei "sopravviventi" con il fisico e il carattere induriti, militari in grado di addormentarsi fra un groviglio di corpi, di sopportare la fame e la sete. Gli inglesi studiano il fenomeno con passione e hanno scoperto che ogni minuto in più di pendolarismo riduce il livello di soddisfazione esistenziale e peggiora la salute mentale. Venti minuti di pendolarismo al giorno (in auto o sui mezzi pubblici, a piedi o in bici e tutta un’altra storia) hanno lo stesso effetto negativo di una riduzione dello stipendio del 19%. Sarà per questo che si sono fatti venire un’idea magnifica: il primo treno "mindfulness" al mondo.

Grazie al programma Inner Journey (viaggio interiore) un intero convoglio della metropolitana è stato dedicato al relax e alla meditazione. Dodici carrozze sono state trasformate in piccoli paradisi con suoni della montagna e dell’oceano, della foresta e della campagna. E grazie a una app gratuita i pendolari possono accedere a programmi per ritrovare il proprio se smarrito. Così se il masso cade – e cade sempre – lo si riporta in alto con un sorriso.