Pena di morte, il Papa rivoluziona il catechismo. "E' sempre inammissibile"

Bergoglio aggiorna l'insegnamento della Chiesa che ammetteva ancora, in casi estremi, il ricorso al boia. Poi l'auspicio: "La condanna capitale va abolita in tutto il mondo"

Papa Francesco un anno fa aveva annunciato la riforma (Foto ImagoE)

Papa Francesco un anno fa aveva annunciato la riforma (Foto ImagoE)

Città del Vaticano, 2 agosto 2018 - La Chiesa mette definitivamente al bando la pena di morte, finora ammessa in casi eccezionali. Preannunciata lo scorso anno dal Papa, la riforma del 'Catechismo' sulla condanna capitale diventa realtà con un rescritto della Congregazione per la dottrina della fede che ne rielabora il numero 2.267. “La Chiesa insegna, alla luce del Vangelo – recita la nuova versione – che ‘la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona’, e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo”.  In quello che è un vero e proprio aggiornamento dottrinale si riporta tra virgolette il passaggio più significativo del discorso di papa Francesco per il 25° anniversario della pubblicazione della 'Fidei depositum' (11 ottobre 1992), la costituzione apostolica con la quale Giovanni Paolo II promulgò il 'Catechismo'. In quell’occasione il Pontefice argentino, che due anni prima chiese al Congresso americano l'abolizione del patibolo, impegnò la Curia nella revisione dell’insegnamento ecclesiale in materia. Meno di dodici mesi più tardi la riforma è approdata in porto.

La precedente stesura del num. 2.267, risalente al 1997, anno dell’editio typica (definitiva) del 'Catechismo', voluto da Wojtyla e confezionato dall’allora prefetto dell’ex Sant’Uffizio, Joseph Ratzinger, lasciava ancora qualche zona d'ombra sulla legittimità (morale) della pena capitale. “L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude – si leggeva –, supposto il pieno accertamento dell’identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani”. Ciò detto “i casi di assoluta necessità di soppressione del reo – precisava lo stesso documento – sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti”.  

Nella lettera ai vescovi, che accompagna il rescritto contenente la mini-revisione del 'Catechismo', il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Luis Ladaria, sottolinea la piena continuità tra la riformulazione e il magistero precedente. In particolare con l’enciclica 'Evangelium vitae' di Giovanni Paolo II (1995). In quel documento, ripreso nell’editio typica del 'Catechismo' laddove il ricorso al boia assurge a extrema ratio, Wojtyla si augurava “la sempre più diffusa avversione dell’opinione pubblica alla pena di morte anche solo come strumento di ‘legittima difesa’ sociale”. Più tardi è toccato a Benedetto XVIl richiamare “l’attenzione dei responsabili della società sulla necessità di fare tutto il possibile per giungere all’eliminazione della pena capitale” (esortazione apostolica post sinodale 'Africae munus', 2011). Con il rescritto pubblicato oggi la Chiesa aggiorna la sua posizione su un tema che investe la dignità umana, anche quella dell'assassino più spietato, nell'ottica, per dirla con il titolare dell'ex Sant'Uffizio, di “raccogliere meglio lo sviluppo della dottrina avvenuto su questo punto negli ultimi tempi”.