Sabato 19 Luglio 2025
REDAZIONE CRONACA

Pechino sfida il Dalai Lama : "Scegliamo noi il tuo successore"

Se non è una lotta per le investiture in salsa tibetana, poco ci manca. In ballo vi è la nomina...

Se non è una lotta per le investiture in salsa tibetana, poco ci manca. In ballo vi è la nomina...

Se non è una lotta per le investiture in salsa tibetana, poco ci manca. In ballo vi è la nomina...

Se non è una lotta per le investiture in salsa tibetana, poco ci manca. In ballo vi è la nomina del prossimo Dalai Lama, la massima autorità spirituale della tradizione buddista tibetana. Pechino vuole metterci il suo timbro, ma Tenzin Gyatso, meglio noto al mondo come il XIV Dalai Lama, respinge ogni interferenza. "La reincarnazione del Dalai Lama, del Panchen Lama e di altre grandi figure del buddismo devono essere scelte per estrazione a sorte da un’urna d’oro e poi approvate dal governo centrale", ha dichiarato il ministero degli Esteri cinese, citando un’antica procedura non riconosciuta però dai vertici religiosi.

A pochi giorni dal suo 90esimo compleanno, il 6 luglio, durante un raduno nella città dell’Himalaya indiano di Dharamshala, Gyatso ha affermato in un video che "il processo di riconoscimento" del successore "sarà di esclusiva competenza dei membri del Gaden Phodrang Trust, l’Ufficio di Sua Santità il Dalai Lama". Inoltre, il bambino destinato ad accogliere la sua anima immortale "non nascerà" in Cina.

Quando muore il Dalai Lama, i monaci per la successione si basano su sogni e presagi come il fumo generato dal corpo cremato del defunto. Ma la minaccia cinese è sempre in agguato. Nel 1995 il Dalai Lama riconobbe un bimbo di 6 anni, Gedhun Choekyi Nyima, come Panchen Lama, suo vice. Pochi giorni dopo il piccolo sparì. Al suo posto Pechino nominò un altro bambino. A 30 anni di distanza la sorte di Gedhun è avvolta nel mistero.

Giovanni Panettiere