Martedì 16 Aprile 2024

Pechino condanna l’invasione e chiama Kiev

Telefonata tra i ministri degli Esteri dei due Paesi. Cina preoccupata per l’evoluzione del conflitto, l’Ucraina invoca una mediazione

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di Giampaolo Pioli

Potrebbe essere la Cina a garantire il cessate il fuoco tra Russia e Ucraina? Ad assumere il ruolo di grande mediatore planetario tra Usa-Nato-Ue e Russia? I simboli all’Onu contano. Vladimir Putin si aspettava un “abbraccio” più comprensivo da Pechino dopo la recente intesa economico-militare firmata col presidente Xi Jinping alla vigilia delle olimpiadi invernali, ma non l’ha avuto. La Cina si è astenuta due volte in Consiglio di sicurezza sulla risoluzione di condanna lasciando Mosca sola a votare contro, e deplorando lo scoppio del conflitto. "Con trasparenza – dicono i cinesi – abbiamo sempre sostenuto e il rispetto della sovranità e integrità territoriale di tutti i Paesi", esprimendo grande preoccupazione per i civili. Già dalla scorsa settimana, prima che i carri armati di Putin entrassero in Ucraina, dalla tribuna del Consiglio di sicurezza l’ambasciatore cinese Zhang Jun aveva suggerito un dialogo diretto fra Russia e Ucraina.

Ieri è stato lo stesso governo cinese, col ministro degli Esteri Wang Yi, a "deplorare" lo scoppio della guerra ribadendo con fermezza: "La sicurezza di un Paese non può essere a scapito della sicurezza di altri Paesi e la sicurezza regionale non può essere raggiunta espandendo i blocchi militari". Russia e Nato entrambe coinvolte, insomma. Questa preoccupata equidistanza però non piace a Putin che si sente ancora più isolato.

Il fatto che siano stati i cinesi a rivelare ieri la telefonata del loro ministro degli Esteri Yi e quello ucraino Kuleba che chiedeva la loro intercessione per un immediato cessate il fuoco, lascia intendere che Pechino non solo segue molto da vicino l’evolversi della situazione, ma sia anche pronta a giocare un ruolo importante nella pericolosa partita a scacchi con la minaccia nucleare. L’Ucraina allora, se non sarà rasa al suolo da Putin, potrebbe diventare una sorta di nuova Finlandia con molte autonomie al suo interno e potrebbe preservare (almeno formalmente) non solo l’integrità territoriale ma anche la sicurezza del neo “blocchetto sovietico” di Russia e Bielorussia. Ma se la Cina è stata chiamata in campo e dalle sue risposte dipenderanno anche i futuri rapporti con Washington e le tensioni nel Pacifico, più sfumata e ambigua rimane l’India con l’atomica. Anche lei insieme agli Emirati Arabi Uniti si è astenuta sulla risoluzione del Consiglio di sicurezza, ma potrebbe essere chiamata molto presto a doversi schierare dal momento che importa da Mosca il 49% di suoi armamenti e tanto petrolio considerati sotto embargo dalle nuove sanzioni globali. Parlando in video al Human Rights Council a Ginevra, il segretario di Stato Usa Blinken, si è chiesto se dopo l’invasione dell’Ucraina la Russia possa ancora farne parte. Ma ha messo nello stesso cesto delle violazioni anche Pechino, Venezuela, Nicaragua, Cuba, Iran e Corea del Nord. E ciò potrebbe indebolire la posizione della Cina come negoziatore super partes.