Mercoledì 24 Aprile 2024

Pd verso l’abisso Finirà in braccio al nemico Conte

Raffaele

Marmo

Il Pd, anche o soprattutto per responsabilità del suo gruppo dirigente e delle ambiguità dei suoi capi-corrente, sta navigando nel Triangolo delle Bermude e rischia di inabissarsi. La sconfitta del Partito democratico del 25 settembre non ha insegnato niente ai suoi maggiorenti. E, anzi, ha accentuato la crisi strutturale e strategica di quella che è stata per un decennio la forza politica centrale del sistema: l’asse intorno al quale hanno ruotato maggioranze e governi, come se non ci potesse essere governabilità del Paese se non con la mediazione del Nazareno.

Questa centralità è finita con il risultato delle ultime elezioni. Ma da allora non solo non è cominciata nessuna riscossa, ma non è partita neanche la traversata nel deserto per la rigenerazione.

Gli uomini e le donne della débâcle sono tutti lì, alle prese con mezze intese, accordicchi, giochi e giochini di Palazzo, regole dell’ultim’ora e cavilli, per lanciare quel candidato, stoppare quell’altro, in vista di un congresso tutto di là da venire e che di fatto paralizza l’azione politica del partito.

Ma questo è solo uno degli angoli del triangolo. Se possibile, anche peggiori sono le manovre della sinistra interna, dei Provenzano e degli Orlando, come quelle sottotraccia dei Franceschini: almeno i primi faranno mille distinguo e troveranno mille finti-argomenti per non votare o per astenersi su un possibile, nuovo decreto per l’invio delle armi in Ucraina. E così anche la granitica e rigorosa linea di politica estera atlantista finità per frantumarsi. E siamo al secondo angolo. Gli stessi protagonisti, con Nicola Zingaretti, sono anche quelli che si sono messi di impegno per ritessere l’alleanza con i grillini di Giuseppe Conte per le elezioni regionali: costi quel che costi. E a quel punto anche il terzo lato del triangolo sarà chiuso. Solo che sarà avvenuta anche la consegna di quel che resterà del Nazareno al leader dei progressisti venuto da fuori.