Giovedì 18 Aprile 2024

Pd-M5s: no al rimpasto Conte accerchia Renzi

Prima giornata della verifica: il premier si copre le spalle con dem e grillini. Oggi faccia a faccia decisivo con Italia Viva, il rischio crisi rimane forte

Migration

di Antonella Coppari

Conte cestina l’idea, che lui stesso aveva accarezzato, di evitare lo scontro diretto con Renzi. All’ora di pranzo vedrà il leader di Italia viva, che lo bersaglia da settimane. E d’altra parte anche l’incontro con le delegazioni di M5s e Pd, ieri, si è trasformato in una specie di assemblea con capigruppo, ministri importanti, capodelegazione, leader. Tutti a sciorinare le proprie proposte: "La proroga del superbonus al 2023 il conflitto di interessi, lo stop alle trivelle e l’abbassamento delle tasse sono per noi punti centrali", avverte Di Maio. Che mette in chiaro di non voler affatto ricorrere al Mes. Di ben altro avviso, i democratici che sponsorizzano con il premier l’utilizzo di quel fondo. "I temi dell’agenda sociale, il lavoro, il rilancio delle imprese, la grande questione della sanità sono le priorità", scandisce Zingaretti.

Su un punto solo tutti sono d’accordo: nessun rimpasto. "Surreale parlarne", sbotta il capo politico M5s, Crimi. E anche in privato avrebbe assicurato a Conte di non essere interessato a ricambi. "Noi siamo contenti, se qualcuno non lo è lo dica", il messaggio per Iv. Anche il Pd fa sapere di non voler sentir neppure pronunciare l’oscena paroletta: "Non ne abbiamo parlato", mette in chiaro il segretario Pd. "Non cerchiamo né posti né rimpasti, ma puntiamo ad avere un governo più forte, più politico con un programma chiaro che ci porti al 2023", gli fa eco il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Martella. Si vola alto al Nazareno: in cima all’elenco portato al premier, ci sono le modifiche che dovrebbero correggere la riforma istituzionale, in lode della semplicità, e soprattutto la legge elettorale fin qui tenuta nel cassetto per timore che, varata quella, poi si arrivi al voto effettivo. Oggi Leu e Iv confermeranno: il rimpasto per noi non è all’ordine del giorno, giura la Boschi. In realtà, almeno per grillini e democratici, proprio il rimpasto è la posta in gioco. Il Nazareno vorrebbe i ministeri del Lavoro e delle Attività produttive, i Cinquestelle quello dell’Interno, obiettivo irraggiungibile salvo conquista militare del Quirinale che sul Viminale non intende cedere. Tutti mirano a circoscrivere, con 2 vicepremier, il potere di Conte che su questa soluzione, si sa, recalcitra parecchio. Diverso il caso dei partiti che saranno consultati oggi: Leu di rimpasti non vuol sentire parlare davvero perché teme che l’intero fragile edificio possa venir giù alla prima scossa. Iv perché ha obiettivi più ambiziosi: la testa di Conte.

Ma quella sull’eventuale ristrutturazione della squadra che comporterebbe inevitabilmente un passaggio parlamentare con richiesta di fiducia è storia di domani. Al momento davvero non se ne può parlare prima di tutto perché questioni del genere non vengono discusse in riunioni così affollate. Ma poi perché bisogna evitare che deflagri la bomba Renzi. Le riunioni di ieri erano soprattutto propedeutiche a quella chiave di oggi: Pd e M5s dovevano sciogliere le ambiguità delle settimane scorse, assicurando che per loro c’è una sola maggioranza possibile, quella attuale, e un solo premier: Conte. Unica alternativa le elezioni anticipate. "Noi crediamo che l’azione di questo governo debba andare avanti, con una grande sintonia con i problemi italiani", riassume umori comuni Zingaretti lasciando Palazzo Chigi.

E questo dirà oggi il premier a Renzi e aggiungerà che sulla bozza di Recovery si può discutere, che tutto è perfettibile in Parlamento. La task force, assicurava infatti ieri mattina, "in nessun caso sarà sovraordinata o sovrapposta ai doverosi passaggi istituzionali".

Non è quello che si aspetta Renzi e neppure l’ipotesi del Pd – una serie di incontri con le forze sociali e poi il passaggio parlamentare con bozza ritoccata e non snaturata – era, almeno fino a ieri, considerata soddisfacente dal capo di Iv che reclama ritiro della bozza e della fondazione sui servizi segreti. Difficile che lo ottenga, se accetterà di abbassare il tiro la tempesta di questi giorni si avvierà a risoluzione destinata a passare proprio per quel rimpasto che oggi tutti con tipica ipocrisia politica negano esser alle viste. Ma se terrà duro, la crisi di governo diventerà una eventualità concreta e imminente.