di Ettore Maria Colombo Il Pd sostiene Draghi e il suo governo con forza e convinzione, vuole che vada avanti a lavorare e che si voti non prima almeno del marzo 2023. Letta, a sera, prima di incontrare i suoi gruppi è ottimista (a loro l’avvertimento: "Se cade Draghi arriva l’applauso di Putin, è questo che vogliamo?"). Il segretario dem è uscito "confortato" dall’incontro con Draghi ("ci sono spiragli", dice ai suoi) e si riconferma l’obiettivo di "cercare spazi di costruzione e mediazione per arrivare all’obiettivo, la continuità del governo e della legislatura con la maggioranza più larga possibile, date le condizioni". Insomma, Letta è sicuro che "si voterà a marzo del 2023", non prima, a ottobre, e che Draghi resterà in sella. La giornata di Enrico Letta inizia prestissimo e finisce tardissimo. Si comincia con il segretario che varca il portone di palazzo Chigi alle nove del mattino e si chiude con l’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari dem che inizia alle 21.30. Solo che l’incontro tra Draghi e Letta era nato come un incontro per ribadire lealtà e fermezza, ma diventa un incontro con gaffe incorporata. "Il Pd sostiene il governo Draghi nel merito dei contenuti e nel metodo dell’azione. Ci appelliamo a tutti i partiti a non porre veti e continuare a sostenerlo oggi, votando la fiducia", dicono subito dal Nazareno. Fin qua, tutto bene. Solo che, appena si diffonde la notizia del rendez vous, il centrodestra di governo si inalbera: si dice "sconcertato" dall’incontro, si chiede se "è un governo di coalizione o del Pd". Ecco perché fonti dem sono costrette, ma molto più avanti, a smentire che l’incontro sia stato chiesto da Draghi e precisare che è stato voluto “solo“ da Letta... Detto della gaffe, va pur sottolineato che il sostegno del Pd a Draghi e al ...
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