Pd e M5s non accettano mediazioni Il ddl Zan a rischio col voto segreto

Dem e grillini bocciano il compromesso di Italia Viva. Domani gli emendamenti renziani in commissione

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di Ettore Maria Colombo

La battaglia che si combatte dentro la maggioranza di governo sul ddl Zan va avanti senza esclusione di colpi tra centrodestra (Lega-Fd’I-FI) e centrosinistra (Pd-M5s-LeU) ma stavolta, a finire sotto il fuoco incrociato di dem e grillini, è la proposta di mediazione arrivata dai renziani. Gli emendamenti presentati da Italia Viva – il cosiddetto ‘lodo Faraone’ – "suonano come un tentativo di affossare la legge", attaccano i pentastellati.

"È solo un favore alle destre sulla pelle delle persone", punta il dito il capogruppo M5s alla Camera, Davide Crippa.

I dem, del resto, sin da subito si sono detti scettici. "Sono proposte irricevibili, cambiano la legge ed escludono delle persone che meritano di essere tutelate. Andiamo in Aula – ribadisce, a brutto muso, il senatore del Pd, Franco Mirabelli –. Lì ognuno si prenderà le proprie responsabilità. I numeri sulla carta ci sono, chi ha votato la legge alla Camera, la voti anche al Senato".

Chiara allusione ai renziani, la cui mediazione punta su alcuni passaggi specifici: sopprimere l’articolo 1 e riportare il ddl Zan alla definizione contenuta nel ddl Scalfarotto, aggiungendo, nella ’lista’ dei reati punibili dalla legge, le parole "o fondati sull’omofobia o sulla transfobia", senza dubbi interpretativi; introdurre il tema della disabilità; sopprimere l’articolo 4 sulla libertà di pensiero; modificare l’articolo 7, sul concetto di autonomia scolastica.

Sulla carta, il pallottoliere sembrerebbe dare ragione a chi sostiene il ddl Zan, in realtà il pericolo di agguati nei voti segreti contrari al ddl è pressoché certo. Se infatti il ‘lodo Faraone’ verrà bocciato domani in commissione Giustizia, il ddl Zan verrà subito sottoposto al voto dell’Aula per la calendarizzazione e, se questa passerà (ma qui si vota a scrutinio palese), andrà in Aula il 13 luglio. A quel punto saranno possibili i voti segreti e il ddl potrebbe rischiare grosso.

Nei voti palesi, si parte da 75 ’sì’ del M5S, 38 Pd, 17 di Iv e 8 delle Autonomie, ai quali andrebbe poi sommata una parte consistente del gruppo Misto, composto oggi da 46 senatori, e forse qualcuno di FI (come già è successo a Montecitorio). Sul provvedimento, però, peseranno – così prevede il regolamento di palazzo Madama – circa 30 voti a scrutinio segreto ed è per questo che, con numeri così traballanti, il traguardo è a rischio.

Il facile pronostico dei renziani è che "il ddl Zan, così com’è, difficilmente diventerà legge dello Stato". La pensa così anche Matteo Renzi: "Con i voti segreti", i franchi tiratori dentro il Pd "che si preparano a cucinare Letta" e il M5S "che non tiene per definizione, la partita è tosta, si balla su 10 voti. E se si va sotto la responsabilità è di Letta". Non la pensa così, ovviamente, il Pd. "Emendare la legge ora significa affossarla. E dire che poi Draghi dovrebbe mettere la fiducia, è un insulto all’intelligenza politica. Cari amici di Italia Viva – si spende Matteo Ricci, coordinatore dei sindaci dem – non fate un favore alle destre e approvate".

Con Iv, però, si schierano gli azzurri. "Basta con la falsa narrazione secondo cui chi vuole modifiche al ddl Zan, vuole affossare l’approvazione di una legge contro l’omofobia", tuona la forzista Licia Ronzulli. La proposta di mediazione avanzata da Iv, tuttavia, potrebbe non bastare. A dirlo è Andrea Ostellari, presidente della commissione Giustizia e relatore del provvedimento, accusato di ostruzionismo: "Quello che chiede la Lega è un po’ diverso". A lui toccherà domani cercare una mediazione. Poi, l’Aula del Senato voterà la calendarizzazione. I senatori bookmaker parlano già di ‘bella morte’.