Giovedì 18 Aprile 2024

Paura nel Golfo di Napoli Clandestini armati dirottano una nave turca Liberata dal blitz dei marò

L’equipaggio minacciato con pugnali e asce da quindici stranieri nascosti a bordo. L’intervento delle forze italiane, annunciato dal ministro Crosetto, è durato quasi cinque ore.

di Nino Femiani

Il film Captain Phillips-Attacco in mare aperto del 2013 racconta l’arrembaggio di un gruppo di pirati somali a una nave container, la Maersk Alabama, e si basa sul libro autobiografico Il dovere di un capitano firmato da Richard Phillips, al comando del natante al momento dell’attacco.

Stavolta l’abbordaggio non è avvenuto nelle acque picaresche dell’Oceano Indiano, ma nel tranquillo Golfo di Napoli, solcato più da traghetti e aliscafi zeppi di turisti in short e panama dirette alle mondane isole di Capri e Ischia. Per la prima volta nella storia, il controllo di una nave, – la Galata Seaways, mercantile costruito nel 2010, bandiera turca ma passato alcuni anni fa al portafoglio di una compagnia danese, la Dfds, diretto a Sète in Francia, con 22 uomini di equipaggio e tre passeggeri, – è stato preso da quindici immigrati, tra i quali due donne, di origine siriana, afgana e irachena, saliti a bordo prima della partenza il 7 giugno dal piccolo porto turco di Topcular o forse nella sosta a Messina.

Un vero e proprio colpo di mano: il cargo è stato ‘conquistato’ dai clandestini armati di pugnali che hanno costretto il capitano e cinque uomini a rintanarsi all’interno di una porta blindata ‘antipirateria’ e a lanciare l’sos alle forze italiane. Altri sedici marinai turchi e i tre passeggeri si sono chiusi nelle loro cabine. "Eravamo diretti verso la Francia, dove contavamo di arrivare domani, ma loro ci volevano costringere a deviare la rotta verso Napoli", avrebbe detto poco prima delle 15.30 il comandante all’unità di crisi, sostenendo di aver scoperto i clandestini grazie alle telecamere a bordo. Immediatamente attivate le forze della Marina militare, un gruppo di incursori che fanno capo al Comsubin, il Comando Raggruppamento Subacquei e Incursori e i fucilieri della Brigata San Marco, di stanza tra Brindisi e Taranto. Le forze italiane sono arrivate in meno di un’ora, trasportate da due elicotteri, mentre intorno al mercantile turco ‘stringevano’ Capitaneria di Porto e un guardacoste d’altura della Guardia di Finanza.

A dare la notizia dell’operazione, che ha pochissimi precedenti nel Mediterraneo, è stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, nel corso del Forum in masseria a Manduria che aveva in scaletta una sua intervista da parte di Bruno Vespa. "Le forze speciali italiane, di stanza a Brindisi, stanno liberando una nave turca con 22 persone di equipaggio sequestrata da circa 15 migranti che erano a bordo dell’imbarcazione al largo di Napoli". Una notizia choc che ha subito fatto salire la febbre internazionale, mentre l’operazione entrava nella sua fase più delicata. Gli incursori si sono, infatti, calati sulla plancia del mercantile, nel tentativo di metterlo subito in sicurezza, ma muovendosi con la massima prudenza e in collegamento con la Direzione generale degli Affari Marittimi turca e gli armatori danesi che sono stati immediatamente informati del blitz dei "navy seals" tricolori.

Un’azione niente affatto semplice visto che la nave è lunga 240 metri e i clandestini armati erano distribuiti e nascosti in diversi punti della plancia. Ma con il passar delle ore – l’intervento è durato complessivamente quasi 5 ore – i nostri militari hanno preso il controllo del cargo, bloccando man mano gli immigrati che pare avessero tentato di prendere il controllo quando la nave transitava in acque internazionali al largo dell’isola di Ischia. Alle 20 e 10 le operazioni di "bonifica" erano completate, un’ora dopo il cargo era in rada a Napoli.

Un successo che fa dire a Crosetto: "Le forze armate di cui avevamo bisogno fino a due anni fa sono del tutto diverse da quelle che ci servono ora, dopo che c’è stata l’invasione russa dell’Ucraina, e un ministro deve tenere presente questo cambiamento anche per quanto riguarda l’arruolamento. Ci servono forze speciali rispetto a prima, quando si faceva solo peacekeeping". Poi riferendosi alla possibilità di forze di riserva, come in Israele o in Svizzera, Crosetto ha concluso: "Finora non ne abbiamo mai parlato, ma forse dobbiamo pensarci, con l’ipotesi di una scelta volontaria".