Martedì 16 Aprile 2024

Paura in Romagna Tombini pieni di fango e piogge torrenziali: nuovo incubo alluvione

Quindici bombe d’acqua sono cadute in sole 48 ore. La mappa dei territori colpiti si allarga al Reggiano e alle Marche. Centinaia di mezzi impegnati tra idrovore e autospurghi.

di Cristina Degliesposti

È un incubo, senza fine. Quando va bene sono secchiate d’acqua, cielo cupo e luci accese nelle case in pieno giorno, come a novembre. Ma negli ultimi giorni ad ’andare bene’ sono rimasti pochi: torrenti irriconoscibili, voraci e ingrossati da piogge torrenziali, strade di nuovo come fiumi e interi quartieri residenziali e centri storici sott’acqua. Ancora. Ad affogare, stavolta, in questo inizio giugno tropicale non c’è solo la Romagna flagellata dall’alluvione. Coldiretti ha contato almeno 15 bombe d’ acqua e violente grandinate che si sono abbattute nell’arco di 48 ore sulle città e nelle campagne con allagamenti, frane e danni da Nord a Sud del Paese. La mappa dei territori colpiti si allarga (il Reggiano, Fano, Fabriano, Macerata per citarne alcuni) anche se il leitmotiv è lo stesso: mai così tanta acqua in così poco tempo.

Ogni volta un record. Eppure, se possibile, nelle province alluvionate del Forlivese, Cesenate e Ravennate va ancora peggio: al disastro di maggio si aggiunge dell’altro, quello di un sistema fognario che non regge più il carico. Intasato ancora dalle acque da smaltire della prima ondata. Intasato dal fango che in fretta e furia cittadini e volontari hanno riversato nelle caditoie e nei tombini per liberare – nell’emergenza – case, negozi, strade. Intasato, secondo alcuni residenti, da anni di mancati interventi e manutenzioni.

Forlì e Cesena città, Lugo, Faenza e, ieri, anche parte di Ravenna: tombini intasati, interi quartieri novelli acquitrini. A Lugo il sindaco Davide Ranalli ha accompagnato tecnici di Hera, vigili del fuoco e volontari della protezione civile nei sopralluoghi e nelle operazioni di pulizia, ma in un caso si è reso necessario l’intervento di diverse persone per placare gli animi di un residente infuriato per la situazione. Il Gruppo Hera – che è impegnato in Romagna con 250 mezzi tra idrovore, autospurghi, motopompe e mezzi per la raccolta dei rifiuti – negli interventi sta seguendo "un approccio di priorità dapprima sulle dorsali principali a servizio di interi quartieri, e poi gradualmente, sulle tratte di monte più piccole e a servizio di un numero limitato di utenze". Nelle ultime ore sono state avviate pulizie con "spazzatrici e raccolta manuale per rimuovere sacchetti di rifiuti e altro materiale che a seguito degli eventi meteo si può essere accumulato sulle caditoie stradali". Hera, che ha riportato sulla sua stessa rete ingenti danni, non punta il dito contro l’operato di volontari e cittadini per liberarsi dal fango, ma rinnova l’appello "perché il fango accumulato venga posto in strada evitando che possa finire in caditoie, pozzetti e tombini".

Non si nasconde, invece, dietro alle parole l’assessore all’Ambiente di Forlì, Giuseppe Petetta: le fogne "sono piene di melma che è stata riversata nei giorni e nelle settimane scorse sia dagli ‘angeli del fango’ che dai proprietari che cercavano di liberare abitazioni e cortili. Non condanno il gesto: in situazioni di emergenza come quelle che stiamo vivendo è comprensibile utilizzare qualunque mezzo per ripulire la propria casa, ma di fatto il sistema fognario è andato in sovraccarico". E ora il lavoro "è senza fine. Alea passa a ritirare i rifiuti ingombranti, noi passiamo a pulire i tombini e nel giro di poche ore ecco che di nuovo i marciapiedi sono pieni di oggetti e i tombini gonfi di fango".