Guerra e Covid, lo psicologo dell'emergenza: "Cosa fare contro l'ansia"

Il presidente della Sipem: "Abbiamo paura, anche per i nostri risparmi. Sono aumentate le fragilità, il consumo di tranquillanti e alcol"

Roma, 5 marzo 2022 - La guerra in Ucraina dopo la pandemia da Covid 19 aumenta ansia emotiva, angoscia, tra terrore nucleare e paura di perdere tutto, per i nostri risparmi. Lo registra Roberto Ferri, 63 anni, marchigiano, presidente della Sipem - società italiana di psicologia dell'emergenza -, volontari della Protezione civile che entrano in campo nei disastri, sono 700 in sedici regioni d'Italia, la sua prima volta è stata con il terremoto di Assisi. È appena partito il bonus psicologico ma intanto come stanno gli italiani? 

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"Siamo già molto affaticati da due anni di Covid 19, ci troviamo in una situazione molto particolare. L'emergenza del virus è stata improvvisa, inaspettata e nuova. Abbiamo dovuto imparare a gestirci. In tanti abbiamo descritto la fatica da pandemia che ha cambiato completamente il nostro modo di percepire la vita".

Guerra in Ucraina e paure degli italiani
Guerra in Ucraina e paure degli italiani

Ora dobbiamo aggiungere il terrore nucleare.

"L'effetto accumulo è molto pericoloso, viviamo già in una situazione di stress emotivo ora molto amplificato. Una situazione molto complicata da gestire".

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Che cosa possiamo fare?

"Dobbiamo cercare di evitare l'effetto ipnotico, dato ad esempio dalla voglia di avere un flusso continuo di informazioni. L'ansia invece diminuisce se proviamo ad aiutare gli altri".

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La macchina della protezione civile si è messa in moto, anche in Italia sono partiti ricongiungimenti familiari di massa.

"Noi psicologi dell'emergenza siamo in campo. La Saipem è presente in 16 regioni con 700 iscritti. Qualcuno ha già attivato i volontari, anche psicologici. Ce n'è tanto bisogno per tutti. Per gli italiani e per chi arriva qui. Tra lunedì e martedì cercheremo di stimolare un impegno dell'associazione per un supporto".

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Intanto gli italiani hanno paura di finire in miseria.

"È lo stesso problema che abbiamo vissuto con il Covid. Nella prima fase c'era il timore di ammalarsi e di morire. Nella seconda è subentrata la preoccupazione per le ricadute economiche".

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Torneremo ad essere tutti più frugali?

"Penso proprio di sì. Cominceremo a tagliare spese che prima ci sembravano importanti ma ora diventano superflue".

Intanto una certezza: la guerra non ci renderà migliori.

"Neanche la pandemia l'ha fatto. Io invece lo pensavo e l'ho detto, come tanti. Mi sbagliavo. Con la guerra viviamo una primissima fase di solidarietà. Ci chiediamo, come facciamo ad aiutarli? Poi subentra l'egoismo. E cominciamo a fare i distinguo tra immigrati".

Gli ucraini ci sono più simpatici di altri?

"Sicuramente, rispetto agli extracomunitari dei barconi. Invece, insisto, aiutare gli altri è anche un mezzo per lenire la nostra ansia".

Quanto dura la luna di miele con la guerra?

"Pochi giorni, lo stiamo verificando. Si sentono già voci contrastanti che sottolineano i sacrifici che ci sono richiesti". Siamo disorientati?

"Sicuramente. Di fronte a situazioni così inaspettate, la prima reazione emotiva è che abbiamo come la sensazione di avere perso il controllo della nostra vita".

Che segnali avete voi psicologi dell'emergenza?

"Segnali molto preoccupanti. Veniamo già da una situazione complessa, abbiamo scoperto tantissimi fragilità. Sono aumentati il consumo di tranquillanti e di alcol. E siamo assolutamente convinti che questi fenomeni  cresceranno ancora".

Ci aiuterà il bonus psicologico?

"Sì, ma è un palliativo. Perché il numero di psicologi era già drammaticamente inferiore alle necessità prima della pandemia. Quindi abbiamo bisogno di persone sul campo a diretto contatto con l'emergenza".