Sabato 20 Aprile 2024

Paura a Milano Il video nell’ascensore inchioda lo stupratore "Violenza senza pietà"

Il 9 febbraio il 27enne era stato fotosegnalato in Slovenia. Confermato completamente il racconto della donna. .

C’è il video che lo inchioda. Ha provato a "screditare" la vittima, raccontando di rapporti consenzienti e conoscenza pregressa per questioni di droga, ma c’è una prova che smentisce Fadil Monir, il 27enne marocchino senza fissa dimora fermato giovedì per aver violentato una donna di 36 anni in un ascensore della stazione Centrale di Milano. Sono le immagini riprese dalle telecamere dello stesso ascensore. Il filmato acquisito dalla Polfer "restituisce un contesto di totale sopraffazione di una donna indifesa, che l’indagato costringe, con impietosa ostinazione, a subire atti sessuali". Una vicenda terribile, anche se il contesto nel quale è avvenuta è molto diverso da quello raccontato ai giornalisti nell’immediatezza dei fatti. La donna non è stata aggredita appena scesa da un bus proveniente da Malpensa mentre stava raggiungendo i binari per prendere un treno diretto a Parigi. Stando al suo stesso racconto, quella sera dopo essere rimasta fino all’una e trenta di notte all’interno della stazione, la giovane, di origini marocchine, era uscita all’esterno e in piazza Luigi di Savoia era stata avvicinata da un connazionale che l’aveva trascinata nei vicini giardinetti e l’aveva violentata una prima volta. Poi, dopo che lei era anche svenuta, quell’uomo l’aveva spinta fino all’ascensore al piano terra della stazione, dove l’aveva picchiata tentando di avere con lei un altro rapporto sessuale con la forza, come provano le immagini.

Nel provvedimento con cui dispone il carcere per Monir, convalidando il fermo, il gip Patrizia Nobile riassume sia pur con linguaggio giuridico, la drammaticità di quelle immagini: "La persona offesa non è consenziente: appare spaventata, respinge ripetutamente l’indagato, piange, si accovaccia a terra per ostacolare la condotta del medesimo, viene colpita con schiaffi, cerca ripetutamente di suonare l’allarme, ma l’indagato glielo impedisce". Confermato "in maniera inconfutabile", insomma, il racconto della donna nonostate alcune "discrasie" derivate "dalla gravità dei fatti" che hanno inciso "in maniera traumatica" sulla giovane che ha problemi psichici e per questo era già di per sé "in condizione di vulnerabilità".

E del resto il referto rilasciato dall’Ospedale Mangiagalli, dove la donna è stata visitata subito dopo la denuncia, attesta che ha riportato nelle parti intime lesioni costituite da escoriazioni a conferma della dinamica violenta riferita nella prima parte del suo racconto. Quanto alle esigenze cautelari per l’indagato, nell’ordinanza il gip Nobile annota come "la sequenza degli atti, la crudele ostinazione, la condotta successiva al reato e la callidità dimostrata in sede di interrogatorio" siano "sintomatici di una personalità priva di freni inibitori, violenta e senza alcuna capacità di revisione critica e resipiscenza". Il carcere è quindi l’unica soluzione "anche in considerazione delle sue condizioni di vita". Si può ritenere, scrive il giudice, che "concretamente possa reiterare reati della medesima indole per appagare i suoi istinti sessuali". L’indagato, inoltre, è di fatto senza fissa dimora "e si muove agevolmente anche al di fuori del territorio italiano", tanto che il 9 febbraio scorso era stato fotosegnalato in Slovenia.

Mario Consani