di Ettore Maria Colombo Lo slogan potrebbe anche essere, come diceva una vecchia canzone per bambini degli anni ’70, "siamo piccoli, ma cresceremo". Azione – la formazione di Carlo Calenda – diventa partito (eletti i direttivi provinciali, 108, e quelli regionali, pronta la direzione nazionale) e si appresta a dialogare con tutti, a 360 gradi, esclusi M5s e Fd’I, orizzonte il liberal-socialismo. Ieri mattina, al Palazzo dei Congressi di Roma, si è aperto il primo congresso del movimento, che ha eletto segretario il suo leader naturale, Calenda, ad oggi solo parlamentare europeo. Azione, e il suo leader, non sono affatto tentati da ipotesi neocentriste cui lavorano, invece, Toti e Quagliariello da un lato e Renzi dall’altro. "Oggi non ci vuole un centro nel senso deteriore di centrismo – dice Calenda – ma una terza area politica, che sia l’area del riformismo pragmatico, di un modo di fare politica serio e responsabile che non è ostaggio dei 5 Stelle da un lato e dei sovranisti dall’altro". Non a caso i lavori del congresso sono stati aperti da esponenti di quasi tutte le forze politiche, a partire dal Pd, con il segretario Enrico Letta, e dalla Lega di governo, con Giancarlo Giorgetti. Ma è con +Europa che la fusione è a un passo, tanto che i tre deputati e i tre senatori coabitano già e lavorano nel Misto. Da tutti, con toni differenti, c’è la volontà di ricercare un dialogo, a partire dal leader dem, che alla platea assicura: "Insieme vinceremo le elezioni politiche del 2023". Calenda incassa l’apprezzamento e assicura che "il Pd rimane un interlocutore e anche Italia Viva. Poi Forza Italia e perfino una parte della Lega, quella di Giorgetti". Porta sbarrata, invece, per Giorgia Meloni e i grillini: "Non dialoghiamo e non accettiamo il confronto con M5S ...
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