Patto anti Cina, Parigi richiama gli ambasciatori

La reazione dopo l’accordo Usa-Regno Unito-Australia. Il professor Jones avverte: "A Biden serve un’Europa forte contro Pechino"

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di Alessandro Farruggia

"Il contenimento della Cina richiede una parte militare e una parte economica. La prima può essere necessariamente svolta solo dagli Stati Uniti, la seconda può vedere l’Europa in un ruolo fondamentale". Così il professor Erik Jones, già docente alla Johns Hopkins School of Advanced International Studies di Bologna, oggi direttore del Robert Schuman Centre for Advanced Studies dell’istituto Universitario Europeo di Fiesole.

L’Europa è stata colta di sorpresa dalla mossa americana nel Pacifico. Siamo sempre più marginali per Washington?

"La partnership strategica tra Usa, Gran Bretagna e Australia sui sottomarini nucleari non è una mossa contro l’Europa, almeno non da parte di Washington. Risponde alla riaffermazione delle priorità strategiche affermate da Obama, che ha spostato il centro della propria attenzione dal Medio Oriente alla Cina. A parte la forte reazione francese, che è comprensibile vista la perdita del maxi-contratto, l’Europa farebbe bene a concentrasi in quello che sa fare bene e nel quale è una superpotenza: l’economia. In questo senso, è complementare agli Stati Uniti. Bene ha fatto la Commissione ad annunciare, proprio l’altroieri, la nuova strategia per l’Indopacifico, che vuole controbilanciare la road and belt cinese creando legami economici forti tra l’Ue e i Paesi asiatici. È ciò che serve, contenere l’espansionismo economico cinese con intese forti e credibili".

La Cina sembra molto irritata. la mossa americana non rischia di aumentare la tensione nell’area?

"Era previsto. La tensione esiste già. La mossa americana risponde alla necessità di contenere militarmente la Cina, mantenendo un equilibrio strategico favorevole all’America".

La Nato è sempre più marginale? Quale è la sua missione, oggi?

"La missione fondamentale della Nato è proteggere l’Europa, in primis l’Europa Orientale, dalle mire della Russia. In questo senso ha svolto bene il suo ruolo in questi decenni e credo che continuerà a farlo. La Nato è tuttora importante e necessaria, e lo è per tutte due le sponde dell’Atlantico. Eventuali interventi “fuori area“ come quello afghano saranno sempre più un’eccezione, ma questo non significa che sia superata. Anzi".

Recentemente tutti parlando di esercito europeo. È una prospettiva realistica?

"Teoricamente sarebbe una buona idea, anche guardando in prospettiva a un futuribile disimpegno americano in Europa. Il problema è che costa un sacco di soldi: anche solo per proteggere i corridoi marittimi e l’integrità dei Paesi europei servirebbe più che raddoppiare gli investimenti nella difesa. È realistico? Credo di no. L’Europa non ha le risorse, e non vedo la volontà politica. Credo quindi che quando si parla di difesa europea si fa sostanzialmente retorica, per dare una prospettiva alla politica industriale della difesa, dubito che si arrivi davvero ad allestire una forza che possa intervenire in maniera credibile nel mondo, o anche solo di garantire la difesa dell’Europa".