Mercoledì 24 Aprile 2024

Coronavirus, le Regioni del Sud hanno paura. Il governo: no al passaporto sanitario

Linea morbida dei ministri: dialoghiamo con i governatori. Alcuni Comuni di confine hanno già riaperto

Il mkinistro per gli Affari regionali, Francesco Boccia (Imagoeconomica)

Il mkinistro per gli Affari regionali, Francesco Boccia (Imagoeconomica)

Roma, 27 maggio 2020 - Riaprire sì, ma come? Lo sapremo tra sabato e lunedì. Venerdì, infatti, arriveranno i dati del terzo report della sorveglianza integrata Covid-19 e il dado sarà tratto. Le Regioni scalpitano, ma in ordine sparso. Sardegna e Sicilia vorrebbero i «passaporti sanitari» che garantiscano la negatività dei turisti; le Regioni del Nord sono contrarie e così il governo per il quale «non può esserci, scientificamente, una patente di immunità». La Campania potrebbe tornare a chiamarsi fuori, qualora si riaprissero i confini anche della Lombardia. I pontieri dei vari partiti sono all’opera ma la ricerca di un comune denominatore non è facile. 

Molte Regioni – Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Liguria, Marche e Veneto – hanno intanto già autorizzato gli spostamenti tra province contigue, forzando la linea del governo, che nel decreto legge del 16 maggio non lo prevede affatto. Al ministero della Sanità la cautela è massima, anche più che a Palazzo Chigi, dove invece si auspicherebbe, se le condizioni lo permetteranno, una riapertura globale il 3 giugno. Ma nessuno vuole bruciarsi. 

La curva sta continuando a piegarsi dal lato giusto. "Vediamo i dati giorno per giorno – osserva il ministro della Salute, Roberto Speranza –, il 3 giugno è distante. Possiamo dire che abbiamo retto bene l’apertura del 4 maggio. Ma il 18 c’è stata una ulteriore apertura e quella che vediamo è la fotografia dell’epidemia fino al 18, non possiamo avere la certezza sul periodo successivo. Oggi – prosegue Speranza – la situazione non è quella delle settimane passate, ma siamo ancora in una fase in cui c’è bisogno della massima cautela. Se potremo offrire più libertà ne saremo felici. Ma un passo troppo lungo rischia di proiettarci indietro. Non possiamo permettercelo". 

"Prima del 3 giugno – dice a Dimartedi’ su La7 il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia – è prevista una valutazione dei dati di monitoraggio che farà il ministro Speranza. Se l’Italia sarà tutta a basso rischio, il 3 ci si rimette in cammino. C’è l’idea di riaprire le frontiere con i Paesi europei, ma con cautela". La decisione sarà collegiale, Regioni e governo, assicura Speranza. 

Fosse facile. Anche per questo, per non litigare, il governo ha sorvolato sulle ordinanze regionali che – di solito per visite ai congiunti – riaprono i confini tre province limitrofe. È già successo tra le province di Ferrara e Rovigo (dal 18 maggio); tra i Comuni di Bagno di Romagna, Poppi, Bibbiena, Chiusi e Stia (dal 20 maggio); le province di Rimini e di Pesaro-Urbino (dal 21 maggio); tra Fiumalbo (Modena) e Abetone Cutigliano (Pistoia) dal 19 maggio; tra Chiusi (Siena) e Città della Pieve e Castiglione del Lago (Perugia) dal 22 maggio. Linea morbida anche sull’intesa annunciata dal governatore del Veneto, Luca Zaia, con i colleghi di Friuli, Emilia-Romagna e provincia di Trento. Anche se il decreto legge non lo consente, il governo ha scelto di non creare un caso per pochi Comuni. Ergo, ci si andrà leggeri, basso profilo insomma. Augurandosi che siano i dati, se positivi, a togliere le castagne dal fuoco.