Pass per ristoranti, cinema e treni. In Francia scatta la corsa al vaccino

Quasi un milione di prenotazioni in 24 ore, in tilt per diverse ore la piattaforma per prendere appuntamento

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Ha fatto centro l’annuncio del presidente francese Emmanuel Macron sulla necessità di avere il pass sanitario per quasi ogni attività: dal bar ai mezzi pubblici, passando per i centri commerciali e ristoranti. Pass che si ottiene con la vaccinazione, il certificato di guarigione o un test negativo, che dall’autunno non sarà più a carico del servizio sanitario. A pochi minuti dalla fine del suo discorso, la corsa agli appuntamenti per la vaccinazione ha mandato in tilt la piattaforma Doctolib, sommersa dalle richieste di prenotazione. Stanislas Niox-Chateau, fondatore della piattaforma, ha detto che sono stati "926mila i francesi che hanno preso appuntamento per il vaccino" nella serata di lunedì. "Abbiamo registrato 20.000 appuntamenti al minuto, un record assoluto, dall’inizio della campagna vaccinale", ha precisato. La linea della Francia è molto chiara anche sul personale sanitario: chi non si sarà completamente vaccinato entro il 15 settembre non potrà più lavorare e non riceverà più lo stipendio, come spiegato dal ministro della Salute francese, Olivier Véran. "A partire dal 15 settembre, se siete medici o paramedici e non siete vaccinati, non potrete più lavorare e non verrete più pagati", ha dichiarato Véran.

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Quanto all’estensione dell’obbligo di pass sanitario in bar, ristoranti, treni, aerei, "non è un ricatto" ma una misura necessaria per evitare di "chiudere il Paese", ha detto Véran. Macron ha spiegato che la misura si è resa necessaria per via della progressiva diffusione della variante Delta, ma anche perché in Francia il tasso di persone vaccinate è piuttosto basso e inferiore a diversi altri Paesi europei. "Più ci vacciniamo e meno spazio lasciamo al virus", ha detto Macron.

La Francia è considerata uno dei Paesi più scettici sull’efficacia dei vaccini. Secondo una stima del ministero della Salute citata da Le Monde, al momento sono stati completamente vaccinati 27,3 milioni di francesi, meno del 40% della popolazione complessiva. Il 53% ha invece ricevuto una dose singola del vaccino. In Germania, invece, sono stati completamente vaccinati 35,8 milioni di persone, il 43% della popolazione e in Spagna i vaccinati con la prima dose sfiorano il 50% della popolazione. In Italia è stato vaccinato completamente circa il 40% per cento delle persone, mentre il 60% ha ricevuto almeno una dose. In tutti i Paesi, comunque, la curva si appiattisce e ci sono sempre meno persone impazienti di vaccinarsi, un fenomeno già visto negli Stati Uniti, dove ampie aree del Midwest, popolate da schiere di no-vax, hanno percentuali irrisorie di vaccinati.

Angela Merkel, da parte sua, ha spiegato ieri di non avere "intenzione di procedere sulla strada proposta dalla Francia. Abbiamo detto che non ci sarà un obbligo di vaccino", ha confermato. La cancelliera, però, ha sottolineato che esiste la possibilità di diffusione di nuove mutazioni più pericolose e che "già contro la variante Delta l’efficacia dei vaccini è un po’ più bassa".

Quindi bisogna "continuare a osservare la situazione" anche a livello globale. Va ricordato, inoltre, che in Germania è già obbligatorio da mesi il pass sanitario per molte attività, compresa la frequentazione di bar e ristoranti al chiuso, l’ingresso nei cinema e nei teatri al chiuso e gli acquisti nei negozi non essenziali. Merkel ha esortato la popolazione a vaccinarsi, ma non vuole farsi tirare per la giacca verso soluzioni autoritarie: "Non intendiamo seguire questa strada, siamo all’inizio della fase in cui abbiano più vaccini che persone che vogliono essere vaccinate e stiamo ancora promuovendo la vaccinazione", ha spiegato, rispondendo agli appelli lanciati da alcuni specialisti a favore dell’obbligo di vaccinazione per gli insegnanti. Sul tema dell’obbligo vaccinale è intervenuta anche Bruxelles, che ha ricordato l’importanza della vaccinazione come "via d’uscita dalla pandemia" e l’obiettivo dell’immunizzazione del "70% degli adulti", ma ha ribadito che "le campagne vaccinali sono competenze nazionali, quindi se siano obbligatorie o meno è una decisione che spetta agli Stati membri".