Partito unico, il sogno americano del Cav

Federazione di centrodestra, Berlusconi pensa al modello dei repubblicani Usa entro il 2023. Ma molti dei suoi non sono d’accordo

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di Elena G. Polidori

"Sono in campo e intendo rimanerci". Silvio Berlusconi è sempre più determinato a superare le attuali divisioni del centrodestra per arrivare a un partito unico, nonostante i dubbi espressi da molti alleati e le - ovvie - rigidità di Giorgia Meloni, che da sola mira invece a guidare la coalizione, forte dei numeri che la danno sempre in ascesa. L’intento del Cavaliere è quindi analizzato con grande attenzione soprattutto da Matteo Salvini, che ieri sera era ad Arcore proprio per parlare del futuro del centrodestra, alla luce delle parole che in mattinata lo stesso Berlusconi aveva pronunciato alla convention "Italia, ci siamo", lanciando un appello proprio a lui e alla presidente di Fd’I.

"Il nostro compito - ha detto il Cavaliere - è costruire un ‘partito repubblicano’ sul modello americano (che ha il simbolo dell’elefante, ndr), nel quale il centro e la destra democratica si trovino insieme per governare il Paese", partito che garantisca stabilità al governo. Un progetto ambizioso, che guarda alle elezioni del 2023 e che, comunque "non può essere una fusione a freddo o per incorporazione ma - ha aggiunto Berlusconi - dobbiamo costruirlo dal basso, con due anni di tempo davanti, cominciando da un coordinamento delle iniziative parlamentari, e poi coinvolgendo tante persone e tante energie, eletti, militanti, e anche esponenti della società civile oggi lontani dalla politica".

Berlusconi, dunque, stupisce ancora. E nonostante l’età e gli acciacchi, con i figli preoccupati anche se - giura - "non si occupano di politica", guarda con grande convinzione al futuro della coalizione destinata, nelle intenzioni, a governare il paese dopo la fine naturale del governo Draghi. Sempre che le prossime elezioni del capo dello Stato non scompaginino le carte anticipando le urne a metà del 2022. Calcolo che, con tutta evidenza, Berlusconi ha tenuto in conto e di qui la sua accelerazione per cominciare da subito la costruzione del progetto unitario. "Si tratta di trasformare in un movimento politico unitario quello che già oggi è il comune sentire di tanti elettori di centro-destra - ha spiegato infatti ieri mattina il leader di FI - che ci chiedono di costruire una rappresentanza unitaria; fino ad oggi il centro-destra non sempre ha saputo governare unito o rimanere unito all’opposizione fra un’elezione e l’altra. Questo non accadrebbe se fossimo un solo partito".

Proprio per questo, "invito tutti i nostri azzurri a non preoccuparsi - ha concluso il leader Azzurro - questo progetto non significa affatto la smobilitazione o la liquidazione di FI, al contrario noi dobbiamo rafforzarci, organizzarci ancora meglio, estendere la ricerca del consenso". Ma l’entusiasmo del leader non contagia tutti, anzi. Da "Coraggio Italia" si è alzata la voce di Osvaldo Napoli. "Siamo contrari a ogni forma di ambiguità sulle politiche europee e sulla politica estera. Per questo abbiamo detto e ribadiremo il ‘no’ al partito unico. Perché amiamo la chiarezza e siamo certi che gli elettori sapranno premiarla". A quella di Napoli si è aggiunta la voce del leader di Cambiamo, Giovanni Toti: "Temo che qualcuno pensi al partito unico del centrodestra come uno strumento per salvarsi, non per mettersi in discussione".