Mercoledì 24 Aprile 2024

Partiti fragili non assicurano la stabilità

Lorenzo

Castellani

Le elezioni sono arrivate con un incidente e il sistema politico italiano non ha avuto il tempo di organizzarsi. Dopo una legislatura così travagliata le alleanze si sono rotte, con i partiti di centrodestra che si sono divisi sul primo governo Conte e su Draghi, oppure non sono mai decollate, come nel caso del difficile rapporto tra Pd, 5 Stelle e centristi. Le conseguenze di questa disorganizzazione si rintracciano oggi nelle difficoltà delle coalizioni. A destra l’alleanza tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia non è mai stata messa in discussione dai leader. Tuttavia, oggi Giorgia Meloni, probabilmente destinata a guidare il primo partito della coalizione, si trova nella scomoda posizione di dover negoziare il proprio futuro con Salvini e Berlusconi. Una nebulosità che potrà creare problemi al centrodestra nel caso di vittoria alle elezioni. Più complessa la situazione a sinistra dove Enrico Letta dovrà valutare se esiste la possibilità di rimettere in piedi il campo largo, alleanza che va dal Movimento 5 Stelle fino ad Azione. Se ci riuscisse Letta aumenterebbe le chances di vittoria del centrosinistra, ma si troverebbe a gestire una coalizione molto frammentata e con posizioni programmatiche distanti. I partiti starebbero insieme solo per impedire la vittoria della destra. Se questa opzione saltasse, il Pd sarebbe costretto a unire i centristi, sempre che questi accettino, con i piccoli partiti della sinistra tradizionale, ma senza il Movimento 5 Stelle che diventerebbe di nuovo un battitore libero. Comunque finisca il rischio di spaccature e instabilità nella prossima legislatura non è scongiurato nemmeno se dopo il voto una delle coalizioni avesse la maggioranza assoluta dei seggi. Con partiti così fragili nessuna stabilità è assicurata.