"Partecipava agli stupri" Indagata l’ex di Genovese

Milano, la 20enne accusata dalle testimoni: c’era anche lei durante gli abusi "Era complice, con la droga attirava le ragazze nella camera-bunker"

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di Anna Giorgi

Anche la ex fidanzata ventenne di Alberto Genovese, il top manager di 43 anni, in carcere per avere sequestrato, drogato e stuprato una 18enne, è indagata nell’inchiesta che sta raccogliendo elementi su quanto di illecito avveniva a "Terrazza Sentimento", l’attico superlusso con vista Duomo di proprietà del re delle start up. Le indagini promettono di aprire uno scenario gravissimo, dal punto dei reati commessi, non solo a carico del principale accusato. Ci potrebbero essere gli estremi del favoreggiamento per diverse persone dell’entourage di Genovese e addirittura del concorso. Secondo le testimonianze raccolte dagli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Letizia Mannella, la giovanissima ex fidanzata del manager, Sarah B., avrebbe avuto un ruolo "attivo" nelle violenze sulle vittime.

La ventenne era "complice" di Genovese nell’attirare le ragazze in trappola, cioè nella camera da letto-bunker, a loro offriva droga mentre il suo fidanzato le spogliava. "Non so quanto fosse innamorata di lui, di certo ne era molto succube, perché lui è così– si legge nel verbale di una testimone – dà tutto o toglie tutto, è santo o diavolo". Gli inquirenti stanno indagando anche su altri stupri, oltre a quello "con modalità sadiche" avvenuto lo scorso 11 ottobre e quello consumato a Ibiza, perché dai filmati sequestrati nella camera da letto del manager si vedono altre sequenze di rapporti violenti che hanno lo stesso schema: droga, stordimento, sequestro e stupro ai limiti della tortura. Nei cinque filmati in possesso della Mobile ce ne sono diverse di aggressioni sessuali, ma per ora manca la formalizzazione della denuncia da parte delle numerose vittime che venivano riprese anche con il telefonino mentre erano nude e legate, immagini che facevano poi il giro dei cellulari degli "amici" di Genovese.

Sono al setaccio tutte le chat e i messaggi presenti nei telefoni sequestrati all’imprenditore e le immagini contenute in altri supporti informatici nascosti dal manager. Genovese infatti, proprio durante la notte in cui la 18enne è quasi morta per le violenze, "in segno di sfregio e per mortificarla ulteriormente – scrive il gip Tommaso Perna nell’ordinanza con cui convalida il fermo – l’aveva ripresa mentre con il collo legato alla spalliera del letto, nuda, insanguinata, piangeva e lo supplicava di slegarla". Per poi, "in delirio di onnipotenza da denaro e cocaina, conservare e poi far girare quelle immagini". Per le ragazze che partecipavano ai festini Genovese era un seriale, e sarebbero stati in tanti a sapere quale era il "vizio" del 43enne, "protetto" a lungo da un entourage che con lui e con le sue feste faceva affari. "Non si dica che è la droga che lo ha confuso, non si dica che la fidanzata non sapeva visto che c’era. Lui è così, è come un serial killer", dice la terza vittima che ha avuto il coraggio di parlare, senza ancora formalizzare la denuncia.