Venerdì 19 Aprile 2024

Parte la fibra unica, ecco i vantaggi per gli utenti

Intesa tra Tim, Open Fiber e Cdp per affidare l’infrastruttura a un operatore unico. Lo scopo è ridurre i prezzi di accesso a Internet

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di Achille Perego

MILANO

A quasi due anni dal primo memorandum, rimasto lettera morta, ieri è stato fischiato il calcio d’inizio della partita della rete unica nazionale in fibra ottica. I cda straordinari dei tre giocatori in campo, Tim, Cdp e Open Fiber, hanno infatti approvato la firma del Memorandum of understanding. Un accordo non vincolante che indica però l’intenzione di realizzare la rete unica con l’integrazione delle infrastrutture di Tim e di Open Fiber, oggi concorrenti sul mercato, all’interno di un solo operatore che avrà come azionista di maggioranza Cdp Equity, che già possiede il 60% di Open Fiber e il 9,9% di Tim, e la presenza di Macquarie e Kkr.

"L’impegno a negoziare in via esclusiva termini e condizioni", spiega una nota diffusa in serata, dovrebbe portare entro fine ottobre a un accordo vincolante che potrebbe tradursi anche in una buona notizia per il Paese e per i consumatori. Se oggi è difficile sapere se scenderanno i costi per le connessioni a Internet, in quanto dipenderà molto dalle tariffe d’accesso alla rete unica – e proprio oggi l’Agcom potrebbe rivedere i prezzi – quel che è certo è che avere un unico proprietario dell’infrastruttura in fibra, con la logica "wholesale only" di Open Fiber, cioè aperta a tutti all’ingrosso, favorirà la concorrenza e gli investimenti accelerando il superamento del gap digitale.

L’obiettivo è "l’accesso ai servizi più innovativi ed efficienti" a famiglie, imprese e P.A. "contribuendo in tal modo a uno sviluppo più celere, duraturo e sostenibile del Paese". Paese dove a fine dicembre (dati Agcom) gli accessi alla rete in fibra ottica superavano i 2,4 milioni, 70% dei quali sulla rete di Open Fiber il cui piano industriale punta a collegare 24 milioni di unità immobiliari, di cui oltre 14 già coperte. La lettera d’intenti non fissa i dettagli dell’operazione che sarà al vaglio degli Antitrust e dovrà tenere conto del valore degli asset, difesa occupazionale e passaggi tecnici. Ovvero la vendita della rete Tim, dalla dorsale fino all’ultimo miglio e la parte internazionale con Sparkle, a Open Fiber, scelta preferita allo scorporo propedeutico alla fusione. Dipenderà dalla valutazione degli asset Tim, per cui gli analisti stimano un prezzo tra 17 e 18 miliardi contro gli 8,6 di quella di Open Fiber per oltre 25 miliardi di capitalizzazione più debito della nuova società della rete unica a cui aggiungere 4-5 miliardi di sinergie.

Il via al progetto è arrivato dopo l’arrivo ai vertici di Tim di Pietro Labriola che, con l’assenso anche del socio forte Vivendi, punta a presentare il 7 luglio una nuova Tim con meno debiti e focus su servizi e mobile (5G e Cloud) per una svolta storica sperando che questo avvenga anche in Borsa dove oggi si capirà quanto prezzi il progetto.