Parsimonia, razionamento, villeggiatura

Michele Brambilla

Michele Brambilla

Chi ha una certa età ricorderà parole antiche e scomparse: screanzato, furfante, sacripante, appropinquarsi, cinematografo, corriera, scollacciata, vattelapesca, putacaso. Erano correnti nel vocabolario dei nostri nonni. Quando volevano segnalarci un termine curioso, tiravano fuori zuzzurellone, già allora desueto; la parola più lunga della lingua italiana era precipitevolissimevolmente, surclassata poi da Mary Poppins: supercalifragilistichespiralidoso. Ogni tanto però la storia si incarica di far tornare attuali alcune di queste parole dimenticate. La crisi dei giorni nostri ne ha riesumate tre: parsimonia, razionamento, villeggiatura.

Cominciamo dalla prima. Mentre i politici pensano alle alleanze per le prossime elezioni, e qualcuno si illudeva pure che gli italiani si appassionassero al numero di firme necessarie per candidarsi al Csm, la gente comune sta sempre più attenta a quanta roba mettere nel carrello della spesa: sarà tutto necessario? I prezzi che salgono e gli stipendi che scendono ci fanno riscoprire il valore della parsimonia. Mio nonno, che era stato operaio e aveva fatto due guerre, non aveva scordato i tempi delle ristrettezze neppure quando era riuscito ad avere una casa sua e perfino una piccola fabbrica di cappelli: faceva il caffè due o tre volte con lo stesso macinato nella cuccuma e la sera c’era sempre la minestra dove si metteva dentro tutto quello che oggi buttiamo via. Il pane, ad esempio.

“Razionamento” era un termine del tempo di guerra: oggi torna attuale per l’acqua, per il gas, per il grano. Stiamo attenti a quanto teniamo acceso il condizionatore e alle bollette della luce, così come al pieno di benzina, ormai arrivata quasi agli stessi prezzi del sangiovese. Siamo quindi a una sorta di auto-razionamento.

Anche “villeggiatura” era una parola scomparsa, spazzata via dalle vacanze, e poi dai viaggi esotici, e dalle settimane bianche, e dai weekend a Londra e a Parigi. Oggi sempre più persone prendono in affitto case in campagna, o in Appennino, per stare al fresco senza spendere troppo. I bambini riscopriranno lo stare in campagna: il verde, gli animali, i rumori misteriosi della notte. Non si stava meglio quando si stava peggio, e speriamo tutti che questa guerra duri poco e si porti via la malamorte e la malattia, come nella canzone di De Gregori. Però non è detto che la riscoperta di certe parole sia un male.