Povero italiano, tremila parole in estinzione

L'allarme: "Abbandonate dai giovani". campagna contro il lessico impoverito

Alessandro Manzoni, ritratto di Francesco Hayez

Alessandro Manzoni, ritratto di Francesco Hayez

Milano, 22 settembre 2019 - Spunta un fiorellino accanto a 3.126 parole: l’invito è a coglierlo, seguendo l’esempio del padre dell’italiano moderno, Alessandro Manzoni. Perché se sul dizionario Zingarelli ci sono pure parole contrassegnate con la croce, arcaiche e preziose, "quelle le ha già salvate Dante, mentre le altre 3.126 sono più fragili e rischiano di essere abbandonate, soprattutto dai più giovani". Parola di Mario Cannella, lessicografo. E così ecco trifogli accanto ad alterco, boria, assorto, laconico, adombrarsi, recalcitrare, leccornìa ("occhio all’accento o non ci si leccano i baffi e le dita"). "Sono alcune delle parole che suggerirei a un giovane di approfondire e, soprattutto, di usare – sottolinea il lessicografo –. Lavorandoci sopra ci si accorge che non è solo un problema di eleganza, dietro ciascuna c’è una storia". Un invito, lanciato dall’editore Zanichelli, che è stato diramato anche a Milano, nella settimana della moda, e che è pronto a raggiungere altre cinque città: le parole da salvare vanno in tournée e approderanno nell’AreaZ – zona a lessico limitato – di Torino, Firenze, Bologna, Bari e Palermo. Nel capoluogo lombardo sfoggiano già su capi di moda "impavido", "impetuoso", "illogico", "vivido" e "radioso": il marchio MSGM ne ha fatto una collezione mentre un’installazione-vocabolario propone una cinquina di termini alla volta.

"C’è un margine di discrezionalità nella scelta di questi fiori – ricorda Cannella –, su un 10-15% si può aprire una discussione, io mi diverto a testarle anche col mio nipotino di 13 anni: "Cosa significa indefesso?". Gli occhi si sgranano davanti all’instancabile lessicografo, alle prese con le mille sfumature della lingua italiana e con un sogno: che ogni scuola sfogliando il dizionario colga almeno un fiorellino, andando a indagare l’etimologia fra le parentesi quadre. «Io ho scelto di salvare ‘alterco’ – racconta – perché nell’etimologia ha l’altro. È sì uno scambio di insulti, ma in origine significava discutere con l’altro e, per farlo, devi essere almeno in due". E che dire di ‘boria’? "Da buon triestino quale sono – confessa – ‘boria’ ha la stessa etimologia di ‘borea’. Vuol dire superbia, indica uno che si vanta, che si dà delle arie, appunto". Con ‘laconico’ si risfoglia la storia di Atene e Sparta: «‘Laconia’ era una ragione di Sparta – spiega Cannella – e gli spartani, contrariamente dagli ateniesi, parlano poco". Strizzano l’occhio al mondo animale ‘adombrarsi’ ("che ha a che fare con il cavallo, che vede l’ombra e si spaventa") e ‘recalcitrare’ ispirato al movimento del cavallo o del mulo quando punta le zampe posteriori e non vuole proprio arrendersi.

"Schivo è un’altra bellissima parola che riteniamo da salvare – spiegano dalla Zanichelli – la usava nel 1313 anche Dante. Perché affidarsi a un ‘timido’ che copre tutto se ci sono le sfumature?".