Venerdì 19 Aprile 2024

Parità e polemiche "Genitore 1 e 2? Si può" Ma il governo non ci sta: siamo pronti a intervenire

Il tribunale di Roma dà ragione a due mamme di una bambina adottata "Sui documenti della piccola la dicitura dovrà apparire neutra". Poi la nota di Palazzo Chigi: "A rischio il sistema di identificazione"

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di Marco Principini

Genitore 1 e Genitore 2? Si può dire, anzi no. Rischia di diventare una nuova querelle la dicitura ’neutra’ che il Tribunale civile di Roma ha concesso sui documenti d’identità, in contrasto con il decreto dell’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che imponeva l’uso di "padre" e "madre". "Illegali o discriminanti le parole mamma e papà?, le parole più belle del mondo. Non ho parole, ma davvero", twitta indignato il leader della Lega.

Ma neanche il tempo che si diffondesse la notizia, che sull’ordinanza dei giudici romani, il governo ha subito annunciato di voler fare attente verifiche: "la decisione – si legge infatti in una nota di Palazzo Chigi –, sarà esaminata dal Governo con particolare attenzione", perché "presenta evidenti problemi di esecuzione e mette a rischio il sistema di identificazione personale".

L’ordinanza risale al 9 settembre 2022 "e non è stata impugnata dal Ministero dell’Interno", osserva Palazzo Chigi in una nota. Il provvedimento del Tribunale Civile arriva dopo una causa intentata da una coppia composta da due mamme, quella legale e quella adottiva, di una bimba. "La dicitura che dovrà comparire sulla carta di identità della bambina dovrà essere neutra: ‘genitore’" anzichè madre e padre: diede loro ragione il tribunale. La vicenda risale a qualche mese fa: dopo una sentenza passata in giudicato in cui si riconosceva l’avvenuta adozione della bambina, come da prassi le mamme si sono recate all’ufficio anagrafe del Comune per chiedere la carta di identità della piccola.

"Allo sportello, giustamente, hanno detto alle due donne che non si poteva procedere – spiega l’avvocata Federica Tempori che ha assistito la coppia – con la dicitura neutra ma occorreva la scritta ‘padre e madre o chi ne fa le veci’". La coppia a quel punto ha deciso di non procedere e come primo passo ha presentato una istanza al Tar sperando che i giudici amministrativi dichiarassero illegittimo il decreto ministeriale. Il Tar non si è però espresso spiegando che la competenza spettava al tribunale ordinario.

"Ci siamo rivolti, quindi, al tribunale ordinario che con una sentenza bellissima ci ha dato ragione – aggiunge l’avvocata –. Il giudice, inoltre, afferma che il decreto oltre a violare le norme, sia comunitarie che internazionali, è viziato da eccesso di potere. In quel provvedimento il ministro va oltre le sue competenze: la carta di identità è, infatti, un documento certificativo di una realtà già pre-esistente nell’atto nascita che stabilisce una madre partoriente e una adottiva. Non può quindi esserci discrasia tra documento di identità e l’atto di nascita".

Sulla decisione del tribunale civile è intervenuta Monica Cirinnà, responsabile Diritti Civili del Pd, affermando che nella ordinanza "si riconosce che le famiglie nel nostro paese sono plurali e diverse tra loro. Il decreto voluto da Matteo Salvini quando era Ministro dell’Interno - e, mi dispiace dirlo, mai modificato in seguito nonostante le tante sollecitazioni del Parlamento e le rassicurazioni fornite dai successivi Governi - è illegittimo e non deve essere applicato".