Parigi rincara la dose Ma l’ex inviato di Macron rassicura l’Italia "Crisi tutta francese"

Lo scontro sulla politica legata ai migranti non si attenua. Gilles Kepel: l’Eliseo stretto tra il martello Le Pen e l’incudine Meloni. "Dal vostro paese arriva però il triplo di clandestini rispetto al 2022".

di Antonella Coppari

"I problemi, è innegabile, ci sono. Ma questa è una ’crisetta’ dovuta alla politica interna. Si risolve". Gilles Kepel, politologo, arabista ed ex inviato speciale del presidente Emmanuel Macron per il Medio Oriente e il Mediterraneo, è ottimista: "Gli interessi comuni pesano di più dei motivi di divisione, che pure non sono trascurabili".

Come si spiega questo fulmine a ciel sereno?

"Bisogna tener conto del contesto: il numero di clandestini che dall’Italia viene in Francia è triplicato rispetto all’anno scorso. Tra l’altro, ora i clandestini non si fermano più a Mentone perché c’è una stazione di polizia, ma vanno a Nizza dove, non avendo documenti né conoscendo la lingua, hanno solo un modo per mangiare: lavorare nel mercato della droga. Anche per questo, sulla riviera francese abbiamo problemi enormi di sicurezza pubblica. Molti immigrati che passano la frontiera sostengono di essere minori, così non possiamo cacciarli. Per il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, alle prese peraltro con la rivolta per la riforma delle pensioni, è una grossa grana. Lui e il presidente Macron sono accusati di non far nulla per impedire l’arrivo di irregolari. Questa pressione aiuta l’estrema destra: ogni clandestino che viene qui, è un voto in più per Marine Le Pen alle prossime elezioni".

Messa così sembra più una scelta dell’intero governo francese che non l’uscita estemporanea di un ministro.

"Darmanin ha parlato con i poteri che gli derivano dall’incarico che ricopre, ma certo, il governo Macron è preso tra il martello di Le Pen e l’incudine di Meloni. La quale, dopo aver vinto le elezioni facendo della lotta all’immigrazione clandestina uno dei suoi cavalli di battaglia, se non riesce a fermare gli sbarchi, lascia fuggire chi sbarca fuori dal vostro Paese. La Francia non solo ha visto una crescita esponenziale della popolazione immigrata ma ha anche, al contrario dell’Italia, una presenza dell’Islam molto forte. E tra i francesi è forte il ricordo degli attacchi dei terroristi islamici: così, aumenta l’intolleranza dei francesi verso i migranti, la destra di Le Pen ci va a nozze, e con questo Macron e gli altri devono fare i conti. Un quadro complicato, nel quale bisogna inserire anche ciò che accade nel Mediterraneo".

Allude alla Tunisia.

"Ovviamente sì: il presidente Kaïs Saïed l’altro giorno ha fatto un discorso molto ostile verso i neri del posto, accusati di distruggere l’identità musulmana del Paese; in Tunisia sono aumentati gli atti di razzismo degli arabi contro i neri. Oltre tutto c’è una crisi economica spaventosa, così anche i tunisini si aggiungono ai disperati che tentano il tutto per tutto per venire in Europa. Un quadro drammatico, cui Italia e Francia rispondono con un gioco di pressione e contro-pressione: sbarcano qui, io li mando da te e così via".

Gli interessi di Italia e Francia sembrano inconciliabili: per noi il problema sono i movimenti primari, per voi i secondari.

"Siamo sulla stessa barca, dobbiamo far quadrare il cerchio. Non possiamo accogliere tutti quelli che vengono dall’Africa".

Qualcuno ha notato che l’attacco di Darmanin è arrivato nelle ore in cui la premier Meloni vedeva il generale libico Haftar. C’è un nesso?

"Non c’entra niente. È una coincidenza casuale".

D’accordo, ma a questo punto come se ne esce?

"Serve un summit europeo sull’immigrazione. Né la Francia né l’Italia né qualsiasi altro Paese europeo da solo può trovare una soluzione insieme. Bisogna trovare a Bruxelles il modo di ridurre il numero di arrivi, usando un misto di pressione sui Paesi di provenienza e di aiuti. E poi bisogna potenziare la forza di sicurezza europea per impedire le partenze".

Ma questa è precisamente la linea del governo italiano.

"È una strategia imposta dalla realtà. La risposta europea è imprescindibile anche per respingere la sfida che viene dai paesi illiberali dell’Africa e per non offrire il fianco alla Russia, che ha già utilizzato i flussi migratori sulla frontiera tra Bielorussia e Polonia per fare pressione sull’Unione".

Di sicuro, la situazione di guerriglia e riappacificazione fra il governo Macron e il governo Meloni non può andare avanti per altri quattro anni.

"Questa, ripeto, è una ’crisetta’. Certo, ci sono le elezioni europee, Macron è di centro mentre Meloni è di estrema destra ma non siamo nella situazione di Mussolini negli anni ’40. E poi, siamo tutti membri dell’Unione europea. È necessario che Italia e Francia facciano pace. Gli interessi comuni sono enormi. E su una questione fondamentale come il Patto di stabilità non si può litigare".