Parigi e Berlino corrono sulla vaccinazione. Pfizer pronta, soltanto l’Italia è in ritardo

La Ue darà via libera il 29 dicembre. Germania e Francia inizieranno subito, da noi bisognerà attendere alcune settimane. Eppure l’azienda farmaceutica assicura: "Entro tre giorni dall’ok vi diamo il farmaco". Arcuri minimizza: "Saremo tutti alla pari"

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Roma, 10 dicembre 2020 - Pfizer è in grado di consegnare ai 300 punti di vaccinazione finali il suo siero entro tre giorni dal via libera del ministero della Salute. Non si capisce quindi perché, visto che l’Ema dovrebbe approvare il vaccino il 29 dicembre, l’avvio della vaccinazione in Italia sia stato previsto originariamente tra il 20 e il 26 gennaio e solo adesso si stia cercando di anticiparlo forse al 15. Ieri il commissario Arcuri ha sostenuto che tutti i Paesi europei vaccineranno con la stessa tempistica: "Smentisco che ci sarà qualcuno che vaccinerà prima e qualche altro dopo". Affermazione che contrasta col calendario fornito fino a oggi dallo stesso Arcuri e dal fatto che Germania, Belgio e Francia inizieranno al massimo entro il 7 gennaio, ma forse già il 4. "Le fiale del vaccino – osserva un portavoce della filiale italiana di Pfizer – sono già state prodotte e sono pronte nel nostro stabilimento in Belgio. Dopo l’approvazione dell’Ema attenderemo la richiesta formale del ministero della Salute e da quel momento consegneremo nel giro di tre giorni con aerei e mezzi terrestri, direttamente al centro vaccinale".

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In questo modo Pfizer potrebbe consegnare entro fine gennaio 3.5 milioni di dosi. A quanto pare anche l’eventuale mancanza dei frigoriferi in grado di conservare il vaccino a -75° (mancanza segnalata nei giorni scorsi da poco più del 10% dei 300 centri vaccinali) è un problema superabile. I vaccini verranno spediti in contenitori termici isolati da ghiaccio secco (ed equipaggiati di sensori con trasmettitori gps per consentire a Pfizer il monitoraggio da remoto) che sono in grado di conservare le dosi (da 195 a 975 per contenitore) fino a 30 giorni se si garantirà il puntuale ’rabbocco’ di ghiaccio secco ogni 10 giorni e poi per ulteriori 5 giorni a -8°. E quindi il problema non è nella disponibilità del primo lotto di vaccini. E non dovrebbe essere il processo autorizzativo. "I vaccini – osservano all’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco – verranno autorizzati mediante procedura centralizzata dall’Ema, che lavora in rete con le autorità competenti di ciascuno Stato membro. L’autorizzazione così ottenuta sarà valida in tutti i paesi Ue. Il parere espresso dall’Ema verrà trasmesso all’Ue che emanerà una decisione definitiva, con carattere vincolante per tutti gli Stati membri. La validazione italiana sarà pressoché immediata ma, ad ora, non ci sono basi per indicare un giorno preciso".

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Quanto all’Ema, la direttrice Emer Cook ha detto l’altroieri che "la visione preliminare dei dati che abbiamo ricevuto è positiva per quanto riguarda efficacia e sicurezza" e che "probabilmente ci esprimeremo il 29 dicembre per Pfizer e il 12 gennaio per Moderna". La congiunzione astrale sembra positiva. E se sarà così, perchè attendere metà gennaio?

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"I tempi si devono stringere – osserva l’immunologo Roberto Burioni – perchè ogni giorno ci sono persone che si ammalano, persone che muoiono e l’economia che rimane in ginocchio. Cosa vogliamo, aspettare? Se l’Ema approverà il 29, e mi dicono che l’approvazione potrebbe anche essere anticipata, io credo che dovremmo iniziare appena possibile". "La vaccinazione – prosegue Burioni – va fatta in una struttura qualificata, con le dovute precauzioni, ma non è una operazione complessa. Non vedo ragioni per le quali rinviarla di un paio di settimane dalla disponibilità teorica. Dal punto di vista scientifico quando enti indipendenti come Fda ed Ema, che seguono procedure diverse ma rigorose, dicono che il vaccino è efficace e sicuro, per me non c’è alcuna ragione per attendere. Non possiamo e non dobbiamo perdere tempo. Sarebbe intollerabile".

Con la prima trance di vaccini Pfizer che giungerà in italia a gennaio (poco più di 3,4 milioni di dosi) si conta di vaccinare 1.874.000mila italiani che verranno scelti tra gli operatori sanitari e parasanitari (1.404.037), il personale e gli ospiti delle Rsa (570.287), e poi gli ultraottantenni (4.442.048) con preferenza a chi ha più di una patolgia cronica, secondo una lista che si sta approntando. La vaccinazione proseguirà a febbraio e marzo, mano a mano che arriveranno altri milioni di dosi e si allargherà poi ad altre fasce della popolazione.

 

 

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