Papeete docet Dopo la festa la doccia fredda

Piero

Degli Antoni

era un volto in America. Giuseppe Conte ha fatto un’improvvisata all’inaugurazione del cinema America di Roma (quattro spettatori l’anno scorso erano stati oggetto di aggressione da parte di estremisti di destra). L’avvocato pugliese ha evidentemente preso gusto alla sua crescente notorietà e, pur evitando accuratamente di affacciarsi da balconi di infausta memoria, ama mescolarsi al popolo (e anche ai garagisti, visto che ha pure debuttato al volante della Cinquecento elettrica). Inebriato dalla celebrità, ha sgomitato – in segno di saluto – al ballo in mascherine dell’organizzazione cinefila. Ma, attenzione, il bagno di folla spesso si trasforma in quello di umiltà. Ne sa qualcosa Matteo Salvini che, ebbro – in senso buono, ovvio – della popolarità conquistata dalla plancia del Papeete, convinto di avere l’Italia in pugno, si suicidò – politicamente – non bevendo la cicuta ma un gin tonic. Esperto di cocktail, passò in un lampo dal Manhattan al Mannaggia.

Tornando al cinema America, fortunatamente a Conte non hanno fatto vedere né il Titanic né l’Attimo fuggente, casomai, vista la questione Mes, sarebbe andato meglio Per un pugno di dollari. Perché è un attimo passare da Orizzonti di gloria a Polvere di (cinque) stelle. In ogni caso, è stata proiettata la Bella Vita, di Paolo Virzì, un titolo benaugurante ma certo poco adatto al periodo che stiamo passando. Comunque attenzione, perché non è sempre detto che la popolarità si trasformi in successo elettorale. Spesso si gira a voto.