Papà uccide i due figli nel sonno Poi si ammazza. "Si stava separando"

Ha accoltellato il bimbo di 7 e la ragazzina di 13 anni, a scoprire i corpi la mamma: era in cura per problemi psichiatrici

di Rosella Formenti

MESENZANA (Varese)

Ha ucciso i due figli, Alessio, 7 anni, e Giada, 13 anni, colpendoli al cuore con un coltello. Poi Andrea Rossin, 44 anni, operaio, la mente annebbiata dai suoi demoni, si è tolto la vita. È accaduto ieri a Mesenzana, paesino nella provincia di Varese, immerso nel verde, 1.600 abitanti, una comunità dove tanti residenti sono frontalieri e lavorano nella vicina Svizzera, che si trova a nemmeno 8 chilometri. Una comunità all’improvviso sconvolta da una tragedia familiare che riscrive con l’orrore quanto è avvenuto nel giugno 2020 a Margno, nel Lecchese, quando due gemelli di 12 anni vennero soffocati dal padre Mario Bressi, impiegato di 45 anni, che poi si tolse la vita.

Ma nel Varesotto ieri il pensiero è tornato al primo gennaio di quest’anno, quando a Morazzone, un altro padre, Davide Paitoni, ha ucciso il figlio di 7 anni, Daniele. Come a Margno e a Morazzone ieri a Mesenzana la tragedia si è ripetuta, nella villetta a schiera, in via Pezza, tra i monti delle Prealpi del Luinese. A scoprirla la mamma di Alessio e Giada, Luana, da due settimane separata dal compagno, con il quale c’erano dissidi – anche per i lavori saltuari di lui che non garantivano una stabilità economica – e per questo aveva deciso di mettere fine alla relazione. La sera precedente ha lasciato i figli dal loro papà, ieri mattina doveva passare a prenderli per accompagnarli a scuola, l’istituto comprensivo che si trova a poca distanza dall’abitazione, dove Alessio frequenta la seconda elementare e Giada la terza media. Non sente alcun rumore, è strano vista la presenza vivace dei due ragazzini, ma pochi minuti bastano per capire che cosa nasconda quel silenzio: raggiunge la cameretta dei figli, sono nel letto, senza vita, uccisi con una coltellata al petto, dal loro padre, il suo compagno, fino a qualche settimana fa, anche lui morto, suicida, il cadavere nella camera da letto. Urla la donna, urla strazianti, di chi sente la propria vita annientata davanti ai cadaveri di ciò che aveva di più prezioso al mondo, i suoi figli. Urla che che sentono i vicini. La donna chiama aiuto. Arrivano i soccorsi, Luana ha un malore e viene accompagnata in ospedale. In via Pezza arrivano i carabinieri della Compagnia di Luino guidati dal capitano Alessandro Volpini, gli uomini della Scientifica, avviano le indagini. Dagli accertamenti emerge che i piccoli sono stati uccisi durante la notte: il padre ha atteso che dormissero, poi li ha colpiti mortalmente con una coltellata, rivolgendo infine la stessa arma contro di sé. Gli inquirenti raccolgono elementi e si delinea il quadro in cui è maturata la tragedia.

È una nota firmata dal procuratore capo di Varese, Daniela Borgonovo, a sottolineare che "il marito soffriva da tempo di problemi psichiatrici e che non accettava la separazione dalla moglie che tormentava. Per questa vicenda non risultano precedenti giudiziari e di polizia". "Una triste occasione – sottolinea il procuratore capo – per confermare che ogni violenza va denunciata per tempo e con fiducia". C’erano contrasti nella coppia, situazione che dovrà essere confermata quando la donna sarà di nuovo ascoltata dagli inquirenti. Per questo aveva deciso due settimane fa di lasciare il compagno, andando a vivere dalla madre nella vicina Brissago.

Il paese è sconvolto, la famiglia, che viveva a Mesenzana dal 2014, non aveva mai manifestato problemi. La conferma arriva dal sindaco Alberto Rossi: "Non c’era alcuna segnalazione agli uffici dei nostri Servizi sociali – dice –. I ragazzi erano ben integrati, i genitori non frequentavano la vita del paese, erano persone riservate e rispettose". Giada faceva l’animatrice all’oratorio, mentre Alessio faceva il chierichetto e frequentava i corsi di catechismo. Sconvolti i parenti. "È una tragedia di dimensioni inimmaginabili – dice con un filo di voce rotto dal pianto la sorella di Andrea Rossin –: nessuno di noi riesce in questo momento a parlare dell’accaduto". Rossin soffriva di una patologia psichiatrica, com’è alla fine emerso ieri, "ma non c’era nessuna avvisaglia di una possibile azione del genere da parte sua" racconta il nipote. "Non potrò mai averne la certezza, ma non credo possa essersi trattato di una vendetta nei confronti di Luana per averlo lasciato", aggiunge.