Venerdì 19 Aprile 2024

Il Papa contro il suicidio assistito: "Non c'è diritto a morire". A che punto è la legge

Il pontefice nel giorno in cui il testo torna alla Camera: "Derive inaccettabili che portano ad uccidere"

Papa Francesco (Ansa)

Papa Francesco (Ansa)

Roma, 9 febbraio 2022 - Papa Francesco entra nel dibattito su fine vita e suicidio assistito nel giorno in cui la legge sull'aiuto al suicidio torna alla Camera. Oggi pomeriggio si apre la discussione in Aula ed è probabile che si inizi già a votare sugli oltre 200 emendamenti. 

Sommario

Le parole del Papa sull'aiuto al suicidio

La proposta di legge e il referendum 

Le parole del Papa sull'aiuto al suicidio

 "Non c'è un diritto alla morte - afferma il Papa -.  Dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio. Ricordo che va sempre privilegiato il diritto alla cura e alla cura per tutti, affinché i più deboli, in particolare gli anziani e i malati, non siano mai scartati". E ancora: "La vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata. E questo principio etico riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti". 

Bergoglio ritiene "immorale" l'accanimento terapeutico ("Non possiamo evitare la morte"). Promuove invece le cure palliative: "Dobbiamo essere grati per tutto l'aiuto che la medicina si sta sforzando di dare, affinché ogni persona che si appresta a vivere l'ultimo tratto di strada della propria vita, possa farlo nella maniera più umana possibile". Ma, è il monito, "dobbiamo stare attenti a non confondere questo aiuto con derive anch'esse inaccettabili che portano a uccidere". 

A questo proposito, Francesco ricorda il motto "lascialo morire in pace, aiutalo a morire in pace, quanta saggezza!".

Il pensiero va agli anziani: "Non accelerate la loro morte. Accarezzare un anziano ha la stessa speranza che accarezzare un bambino perché l'inizio della vita e la fine è un mistero sempre, un mistero che va accompagnato, curato, amato". Il Pontefice ha voluto sottolineare "un problema sociale ma reale: quello di pianificare, tra virgolette, non so se è la parola giusta - ha detto -, accelerare la morte degli anziani". 

"Tante volte - spiega - si vede in un certo ceto sociale, agli anziani che non hanno mezzi danno meno medicine che ad altri. Questo è disumano. Questo non è aiutarli. Questo è spingerli più presto verso la morte. E questo non è umano né cristiano". "Gli anziani - ha continuato sempre a braccio - vanno curati come un tesoro dell'umanità. Sono la nostra saggezza. E se non parlano, se sono senza senso, ma sono il simbolo della saggezza umana. Sono coloro che hanno fatto strada prima di noi e ci hanno lasciato tante cose belle, tanti ricordi, tanta saggezza". 

La proposta di legge e il referendum 

Oltre 200 emendamenti pendono sulla proposta di legge che vuole introdurre e disciplinare l'aiuto al suicidio. La maggior parte arriva dal centrodestra che vuole restringerne le maglie: a destra si teme che la legge inneschi una "deriva" simile a quella del Belgio o dell'Olanda: "Nei Paesi Bassi - ha detto nella discussione generale Martina Parisse (Ci) - si è passati in 30 anni dall'eutanasia per i malati terminali all'eutanasia per i malati cronici, dai malati affetti da patologie fisiche ai malati mentali e agli anziani stanchi di vivere".

Una parte del parlamento (Riccardo Magi, Nicola Fratoianni insieme ad ex M5s), invece mira ad ampliarne la portata avvicinandola a quella del referendum sull'eutanasia su cui la Corte costituzionale si pronuncerà la prossima settimana. Proprio tale pronunciamento incombe sulla proposta di legge che comunque non riuscirà ad essere approvata in settimana.

Eutanasia, cosa prevede il referendum 

La proposta arriva in Aula dopo l'ok delle Commissioni Giustizia e Affari sociali: è un testo unificato di diverse proposte di legge redatto dai relatori Alfredo Bazoli (Pd) e Nicola Provenza (M5s) e a sua volta modificato con l'approvazione di diversi emendamenti del centrodestra. Il testo recepisce le condizioni indicate dalla Corte costituzionale nella sentenza del novembre 2019, quando ha parzialmente depenalizzato l'aiuto al suicidio nella sentenza riguardante Fabiano Antoniani (Dj Fabo) e Marco Cappato.

Nella legge in esame infatti - sostenuta da M5s, Pd e Leu - si può accedere al suicidio assistito in ospedale alle sole condizioni indicate dalla Consulta: che il richiedente abbia una malattia o una condizione non curabile, che provochi una sofferenza non sopportabile, che abbia già beneficiato delle cure palliative e che sia in grado di intendere e volere. Quest'ultima condizione sarebbe invece l'unica richiesta nella normativa risultante dal referendum sull'eutanasia, sempre che la Corte costituzionale lo ammetta.