Martedì 23 Aprile 2024

Papa Francesco costretto sulla carrozzina. La fragilità che diventa bellezza

Il Pontefice all’udienza generale dopo l’infiltrazione al ginocchio: il sorriso di chi condivide il dolore dell’uomo

Nonostante la carrozzina, Bergoglio non ha rinunciato al contatto con i fedeli

Nonostante la carrozzina, Bergoglio non ha rinunciato al contatto con i fedeli

Papa Francesco non è mai stato così augusto e così alto come nelle fotografie che lo mostrano al mondo seduto. Arreso alla debolezza della carne, della senilità, della vecchiaia, non alla fragilità dello spirito. Il Papa è colto dall’obiettivo quasi a ridere di sé, con una luminosità del sorriso che sembra davvero beffare l’invalidità del ginocchio e prendere in giro la stessa posa in carrozzina dove è costretto dopo l’infiltrazione dei giorni scorsi. Le foto sfidano anche le critiche di chi nella Chiesa lo vorrebbe sempre ieratico e solenne, come Pio XII alto in sedia gestatoria, accompagnato dai flabelli egizi, consegnato alla perpetua icona d’un’inavvicinabilità lontana il più possibile da noi, comuni mortali.

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Papa Bergoglio poteva riesumare la sedia gestatoria, legittimato dalla sua invalida condizione, come fece Paolo VI, negli ultimi mesi, consumato dall’artrosi, ma se n’è ben guardato. Che lezione ne emerge per questo mondo dove c’è posto solo per la bellezza, la giovinezza e la perfetta forma fisica, uso ad applaudire solo la prestanza degli eroi del piede alla Ibrahimovic, il perlaceo nitore della guancia di Kim Kardashian, costretta nel vestito di Marylin Monroe.

La bianca figura del romano Pontefice, Vicario di Cristo, seduta in carrozzella, con tutto il carico della sua fragilità non più nascosta, viene portata a spasso, quasi a condividere la fragilità dell’uomo in quest’ora storica, fra pandemia e orrori della guerra. Sembra la miglior risposta all’accusa di decadenza morale, rivolta all’Occidente dal pensiero oscurantista della Russia di Kirill, il patriarca schiacciato dal peso delle mitre d’oro e dalla sudditanza a Putin, di cui benedice la guerra. Una guerra che è contro l’Europa, di una Russia che della modernità occidentale non ha conosciuto l’Illuminismo, il Positivismo, la psicoanalisi, ma solo gli orrori del comunismo.

E fra i due più moderni miti, quello dell’Ulisse foscoliano ’bello di fama e di sventura’, ribelle ai limiti, e quello goethiano dell’eterna giovinezza di Faust, ecco spuntare il più caro a tutti i perdenti della Terra, quello di Ettore. Ed ecco sconfitta l’amara verità di Saffo, infelice prigioniera di un corpo non bello, espressa da Leopardi: "Virtù non luce in disadorno ammanto", la bellezza è offuscata da un brutto aspetto. No, non è sempre così. A dispetto di un mondo dove l’apparire sembra più importante dell’essere, la bellezza perfora la carne quando l’illuminano lo spirito, la mente, l’anima, l’intelligenza, comunque si voglia chiamare l’energia divina che alita nella condizione mortale.

Così queste fotografie di Bergoglio in carrozzina, almeno ai miei occhi evocano altri Grandi piagati e vinti nel corpo ma indomiti nell’animo, altri campioni di un tipo di bellezza diversa da quella dei miti della nostra epoca. Sono immagini di Gandhi, di Madre Teresa di Calcutta, di Nelson Mandela, di Simone Weil, di Massimiliano Kolbe, di altri illuminati o da una scandalosa concezione della sconfitta vissuta come vittoria o dalla passività concepita come azione efficace a cambiare il mondo.