Martedì 16 Aprile 2024

Preti sposati, da Papa Francesco niente endorsement

L’esortazione sull’Amazzonia evita di bocciare il piano di riforme varato dai vescovi al Sinodo di ottobre, ma il cammino subisce un rallentamento

Papa Francesco all'udienza generale (Ansa)

Papa Francesco all'udienza generale (Ansa)

Roma, 12 febbraio 2020 - Dal Papa nessuna benedizione esplicita dell'ordinazione sacerdotale di uomini sposati, né dell'introduzione di un rito liturgico indigeno. E sul diaconato permanente per le donne Bergoglio manifesta le sue riserve. L'esortazione apostolica post sinodale, che tira le somme dell'assemblea speciale sull'Amazzonia dello scorso ottobre, tradisce le speranze del fronte progressista, alla vigilia fiducioso in un via libera da parte della massima autorità ecclesiale alle proposte di riforma votate a maggioranza dai vescovi della regione per la sola Chiesa locale. 

Il Papa non boccia le soluzioni approvate dall’assise vaticana, preferisce sorvolare.Tuttavia, nonostante dichiari di non voler sostituire la relazione finale del Sinodo, che contiene quelle domande di riforma e per la quale auspica una positiva ricezione nell’intera compagine ecclesiale, evitando di approvarla senza se e senza ma, la priva di autorità magisteriale ordinaria. Come dire, al netto del peso morale del testo, vale solo la sua esortazione. Bergoglio compie così una scelta di prudenza, a suo modo opposta rispetto a quanto fece in occasione del doppio Sinodo sulla famiglia: allora, davanti a un'assemblea episcopale piuttosto cauta nelle sue deliberazioni sul nodo della Comunione ai divorziati risposati, toccò a lui avanzare un’apertura, oggi le parti s’invertono.

Il risultato è un documento pontificio, 'Querida Amazzonia', focalizzato per lo più sulla diagnosi sociale, culturale, ecologica ed ecclesiale del primo polmone verde della Terra, scandita nel suo sviluppo da quattro sogni del Papa. Si va dall’auspicato sostegno alla causa dei diritti umani degli indigeni alla custodia del patrimonio sapienziale dei nativi, passando per l'impegno a tutela del Creato e il desiderio di plasmare una Chiesa in cui la fede sia calata nel contesto della selva e non vissuta come un retaggio di tradizioni straniere. Nei 111 paragrafi del testo è forte la denuncia di una globalizzazione che suscita marginalizzazione e assume i connotati di un nuovo colonialismo. Non mancano le autocritiche per come alcuni missionari nella storia spalleggiarono le violenze dei conquistadores. Ma, anche su questi aspetti più politici, l'esortazione resta sospesa,astratta, sapienziale. Nulla si dice, per esempio, della proposta avanzata dal Sinodo panamazzonico d'istituire un Osservatorio ecclesiale permanente per i diritti umani nella regione. "L'Amazzonia  è anche la nostra terra, va protetta, non colonizzata", le parole di Francesco fugano comunque ogni dubbio su da che parte debba stare la Chiesa nelle contese sociali, davanti agli attentati alla biosfera, alle poltiche estrattive redatorie, all'industrializzazione rampante che calpestano ed emarginano tribù a cui si riconosce il merito di aver difeso un territorio chiave per l'equilibrio ecologico dell'intero Pianeta.

Si potrebbe pensare che il Papa abbia deciso di non affrontare di petto questioni dirimenti per la Chiesa nel tentativo di scongiurare l'intensificarsi del fuoco di sbarramento delle frange conservatrici. Quelle che sulla difesa del celibato sacerdotale hanno azzardato perfino una contrapposizione ideale fra Bergoglio e Ratzinger, vedesi il libro del cardinale Sarah presentato a gennaio inizialmente come un lavoro a quattro mani con Benedetto XVI. Possibile che questo aspetto abbia influito, considerando in questi ultimi mesi la ridda di voci su un potenziale rischio di scisma nella Chiesa proprio sul clero uxorato. Va detto, però, che la genesi di 'Querida Amazzonia' racconta di un documento già pronto a dicembre, quindi prima dello scandalo librario costato il ridimensionamento nel suo incarico di prefetto della Casa pontificia a monsignor Gaenswein, segrerario del Papa emerito.

Piuttosto è probabile che Francesco, senza procedere a manifeste stroncature, da buon gesuita abbia voluto rispettare il cammino di riforma intrapreso dagli episcopati amazzonici. Magari anche rallentarlo, ma non bloccarlo. Altrimenti Bergoglio, di cui è nota la considerazione del celibato come un dono, nonché l’ostilità a una clericalizzazione del laicato, avrebbe messo nero su bianco un no categorico a quello che è stato definito il lodo Schonborn (l'ordinazione di uomini sposati già diaconi permanenti). Nulla toglie, dunque, che i vescovi panamazzonici possano chiedere, come si desume dalla relazione finale del Sinodo, alla stessa autoritá pontificia di consacrare sacerdoti dei diaconi padri di famiglia. Il diritto canonico lo prevede giá come eccezione al vincolo celibatario. Le proposte di riforma emerse al Sinodo restano sul tavolo. Anche alla luce del roboante processo sinodale intrapreso dai vescovi tedeschi, più liberal dei confratelli della selva, un esplicito endorsement del Pontefice al cammino di riforma in Amazzonia avrebbe potuto essere frainteso. Nel senso di essere considerato alla stregua di un via libera universale ai preti sposati. A quel punto sì che l’unità della Chiesa sarebbe stata messa fortemente a rischio.