Mercoledì 21 Maggio 2025
ARNALDO LIGUORI
Cronaca

Papa Francesco supportava i diritti LGBTQ+ o no? I due volti del suo papato

Innovatore nelle dichiarazioni, conservatore nella dottrina: il pontefice lascia un’eredità controversa alla comunità lesbica, gay, bisessuale, transgender e queer

Papa Francesco ha mostrato un’apertura e un’inclusività di cui non c’è traccia nei pontificati dei suoi predecessori

Papa Francesco ha mostrato un’apertura e un’inclusività di cui non c’è traccia nei pontificati dei suoi predecessori

È con umori discordanti che la notizia della morte di Papa Francesco è stata accolta dalla comunità lesbica, gay, bisessuale, transgender e queer. Tra tutte le questioni legate alla sfera dei rapporti intimi e familiari, quella connessa ai diritti LGBTQ+ ha mostrato forse più di ogni altra il duplice volto del pontefice: innovatore nelle dichiarazioni, conservatore nella dottrina. Lo sforzo di mantenere un equilibrio tra il mantenimento del dogma cattolico tradizionale e l’estensione della cura pastorale alle comunità emarginate dalla Chiesa ha generato non poche controversie, sia interne che esterne. Nei precetti nulla è cambiato – padre, madre e figli rimangono i pilastri del catechismo, così come l’esistenza di due soli generi biologici – ma pubblicamente il pontefice ha mostrato in più occasioni un’apertura e un’inclusività di cui non c’è traccia nei pontificati dei suoi predecessori.

“Chi sono io per giudicare?”

All'inizio del suo papato, nel 2013, Papa Francesco utilizzò in più occasioni toni concilianti nei confronti delle persone LGBTQ+. A partire dalla famosa risposta a una domanda sui sacerdoti omosessuali: “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Non dovrebbero essere emarginati. La tendenza [cioè l’attrazione per lo stesso sesso] non è il problema. Sono nostri fratelli”. Quelle parole furono immediatamente percepite come un allontanamento dal linguaggio condannatorio dei pontificati precedenti.

Un anno dopo, in un’intervista al Corriere della Sera, pur ribadendo che l’unico “matrimonio è tra un uomo e una donna”, riconobbe l’esistenza delle unioni civili, affermando che gli sforzi per “regolare diverse situazioni di convivenza” sono guidati dalla necessità di affermare i diritti economici e sanitari. La sua apertura alla protezione legale delle coppie dello stesso sesso indicò anche un approccio pragmatico alle strutture sociali contemporanee.

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Contestualmente, tuttavia, continuò a ribadire il suo sostegno al catechismo universale della Chiesa cattolica e all’affermazione secondo cui sebbene essere omosessuale non sia peccaminoso, gli atti omosessuali lo sono. Ed è in questa dualità che il suo pensiero si è strutturato, con non pochi scivoloni: ultimo dei quali è avvenuto a maggio 2024, quando in un incontro a porte chiuse, in merito alla possibilità di consentire agli uomini gay celibi di formarsi come sacerdoti, affermò che nei seminari “c’è già troppa frociaggine” (il Vaticano si scusò, ma il danno era fatto).

Francesco ha sempre ribadito il suo sostegno al catechismo tradizionale della Chiesa cattolica
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Gli atti, oltre le parole

Il suo atto pratico più rilevante per la comunità LGBTQ+ rimane, ad oggi, l’emissione del decreto Fiducia Supplicans, che ha autorizzato i sacerdoti a benedire i cattolici in relazioni omosessuali e altre “situazioni irregolari”, come i divorziati risposati. Questo decreto, pur riaffermando la definizione del matrimonio come unione tra un uomo e una donna, ha ampliato la portata pastorale della Chiesa. Beninteso che, in quell’occasione, Papa Francesco sottolineò che quelle benedizioni non equivalevano a un riconoscimento formale delle unioni omosessuali, ma erano solo atti di misericordia e inclusione.

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Il decreto suscitò una serie di durissime reazioni interne. I cattolici progressisti lo videro come un passo verso una maggiore inclusività, mentre i tradizionalisti videro compromessi gli insegnamenti della Chiesa sul matrimonio. Degno di nota è stato il fatto che diversi vescovi, in particolare quelli di nazioni africane – dove i contesti culturali e legali riguardanti l’omosessualità sono più conservatori – abbiano criticato il decreto con toni durissimi. In risposta alle critiche, Papa Francesco affrontò la percepita ipocrisia della Chiesa affermando che “nessuno si scandalizza se dò la mia benedizione a un imprenditore che forse sfrutta le persone... ma si scandalizzano se la dò a un omosessuale”.

L’anno scorso, sempre nell’ottica di un’apertura pastorale, il pontefice ha dichiarato che le persone trans possono prendere parte alle pratiche cattoliche, adottando il ruolo di padrini nei battesimi o di testimoni nei matrimoni, alle stesse condizioni di qualsiasi altro adulto. Tuttavia, un documento vaticano firmato dallo stesso pontefice sottolineò che la pratica dovrebbe essere evitata “se c’è un rischio di scandalo, di indebita legittimazione o di disorientamento nel campo educativo della comunità ecclesiale”. Un passo in avanti, insomma, ma con la secolare cautela del mondo cattolico.

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Contro la criminalizzazione delle persone LGBTQ+

A livello globale, Papa Francesco ha condannato in più occasioni – l’ultima nel febbraio 2023 – le leggi che criminalizzano le persone LGBTQ+, definendole “ingiuste”, in quanto “Dio ama tutti i suoi figli così come sono” e sottolineando che la Chiesa dovrebbe lavorare per abolire tali leggi, in linea con una visione più ampia di una Chiesa misericordiosa e inclusiva.

A livello globale, Papa Francesco ha condannato in più occasioni le leggi che criminalizzano le persone LGBTQ+
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Questa posizione è stata particolarmente significativa soprattutto in un periodo in cui la sfida legale e sociale affrontata dalle persone LGBTQ+ in diverse parti del mondo ha subito diverse sconfitte. Condannando tali leggi, il pontefice ha posizionato la Chiesa come un’alleata nella difesa della dignità e dei diritti di tutti gli individui, indipendentemente dall’orientamento sessuale.

La condanna alla gestazione per altri

Sulla gestazione per altri, considerato un diritto fondamentale da parte della comunità LGBTQ+, Papa Francesco ha innalzato un muro invalicabile. Nel 2008, chiese alla comunità internazionale di vietare “questa pratica in modo universale”, usando parole come “sfruttamento” e una “violazione” della dignità.

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Più recentemente, a gennaio 2024, ha definito “deprecabile la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che lede gravemente la dignità della donna e del figlio. Essa è fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre. Un bambino è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto”. Questa posizione è stata ribadita in diverse occasioni, evidenziando la preoccupazione per le speculazioni sulle donne in situazioni di vulnerabilità economica e la mercificazione della vita umana.

La posizione sulla teoria di genere

Altrettanto conservatore è stato il suo approccio nei confronti del genere. In un intervento del 2015, Papa Francesco paragonò la teoria del genere alle armi nucleari e alla manipolazione genetica, mentre in una dichiarazione successiva denunciò la “manipolazione educativa” dei bambini riguardo all’identità sessuale e l’affermazione di genere, parlando esplicitamente di “colonizzazioni ideologiche”. Nel suo documento Amoris Laetitia (2016), affermò che la teoria di genere cerca di cancellare le differenze naturali tra i sessi e che questo potrebbe portare a una società più confusa e priva di radici antropologiche solide. Paragonò anche questa teoria a pratiche ideologiche totalitarie del passato.

Questa posizione non cambierà mai nel suo pontificato, benché pubblicamente sia stata stemperata da un approccio accogliente nei confronti della comunità LGBTQ+. Nel 2018, affermò che i genitori non dovrebbero né negare né rinnegare i loro figli omosessuali: “Pregate. Non condannate, [ma] dialogate, comprendete, fate spazio a [vostro] figlio o vostra figlia. Fategli spazio per dire ciò che hanno da dire... Non direi mai che il silenzio è la risposta. Ignorare un figlio o una figlia con una tendenza omosessuale non è una buona genitorialità”.

È insomma su una linea sottile che Papa Francesco ha camminato durante il suo pontificato. Sebbene non abbia modificato la posizione dottrinale della Chiesa sul matrimonio e sul genere biologico, la sua enfasi sulla misericordia, sull’inclusione e sulla dignità intrinseca di ogni persona ha ridefinito l’approccio pastorale nei confronti delle persone LGBTQ+, mostrando un’apertura inedita nella storia millenaria del cattolicesimo. La questione, ora, è come questa eredità verrà raccolta dal prossimo pontefice.