Mercoledì 24 Aprile 2024

Papa Francesco torna a viaggiare: a marzo in Iraq

Il Santo Padre aveva sospeso i pellegrinaggi internazionali a causa della pandemia. Sarà in Medio Oriente dal 5 all'8 marzo. Il governo di Bagdad: “E' un messaggio di pace”

Papa: sarà in Iraq dal 5 all' 8 marzo 2021 (Ansa)

Papa: sarà in Iraq dal 5 all' 8 marzo 2021 (Ansa)

Città del Vaticano, 7 dicembre 2020 - Papa Francesco tornerà a viaggiare per la prima volta dopo lunghi mesi di stop forzato a causa del Coronavirus. La sua prima meta sarà l'Iraq, dal 5 all’8 marzo.

Bollettino Covid del 7 dicembre

Come si legge sul portale Vatican News, “dopo 15 mesi durante i quali ha sospeso i pellegrinaggi internazionali a causa della pandemia, il Pontefice riprende dunque eccezionalmente a viaggiare". 

Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha precisato: "Papa Francesco compirà un viaggio apostolico accogliendo l'invito della Repubblica d’Iraq e della Chiesa cattolica locale. Visiterà Baghdad, la piana di Ur, legata alla memoria di Abramo, la città di Erbil, così come Mosul e Qaraqosh nella piana di Ninive". Bruni ha aggiunto che "a suo tempo sarà pubblicato il programma del viaggio, che terrà conto dell'evoluzione dell'emergenza sanitaria mondiale”.

La visita del Papa in Iraq è un “messaggio di pace”, così il governo di Baghdad ha commentato così la notizia.

Il viaggio in Iraq

Un viaggio voluto da tempo che risponde all’invito formale a visitare il Paese mediorientale. L’Iraq è teatro di una lunga crisi aperta con la guerra del 2003 e da allora di una vera e propria fuga della minoranza cristiana. 

L'idea del Cardinale Sako, che aveva espresso il desiderio del viaggio, era quella di stringere un rapporto anche con il mondo dell'Islam sciita, dopo le varie iniziative della Santa Sede con l'Islam sunnita. Dalla riapertura delle relazioni con l'istituzione di al Azhar, Papa Francesco ha incontrato cinque volte il Grande Imam Ahmed al Tayyb, ha partecipato alla Conferenza Internazionale per la Pace del Cairo, ha siglato il documento di Abu Dhabi proprio insieme al Grande Imam di al Azhar. 

Il lavoro diplomatico

Dietro l'annuncio di oggi c’è un lungo e attento lavorio diplomatico. L'11 settembre scorso Rahman Fahran al-Amiri, ambasciatore designato dell'Iraq presso la Santa Sede, ha presentato le sue lettere credenziali a Papa Francesco. Arrivato dall'Iraq lo scorso 20 agosto, ma designato già a fine giugno dal Parlamento iracheno, al-Amiri aveva incontrato il 3 settembre in Vaticano monsignor Joseph Murphy, capo dell'ufficio del Protocollo della Segreteria di Stato vaticana. Secondo una nota dell'ambasciata, "durante l'incontro, l'ambasciatore ha espresso la sua felicità di lavorare come rappresentante dell'Iraq presso la Santa Sede e il suo desiderio di sviluppare il dialogo in modo da contribuire al consolidamento delle relazioni bilaterali tra i due Paesi”.

Lo scorso 1 luglio, l'ambasciatore al-Amir era stato ricevuto a Baghdad dal Cardinale Raphael Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei. La discussione, ha sottolineato una nota del Patriarcato, si è focalizzata sulle relazioni tra Vaticano ed Iraq e sulla diffusione dei valori della fratellanza umana e della convivenza, nonché sulla visita del Papa in Iraq. 

Il 19 settembre, infine, al-Amiri si era visto con il cardinal Pietro Parolin, segretario di Stato. L'attesa visita di Papa Francesco in Iraq, aveva detto, "costituisce una priorità importante perché rappresenterà un grande sostegno per l'Iraq e un aiuto speciale per i cristiani in Iraq". L'ambasciatore ha affermato che "l'Iraq è un luogo di incontro per tutte le religioni che condividono il rispetto della dignità umana e la promozione di una cultura di pace" e ha ribadito l'impegno del Governo perché "le vittime dello Stato Islamico, sfollati, bambini e donne possano fare rientro nelle loro terre e siano aiutate nella loro riabilitazione". Secondo quanto riferito poi dal ministero degli Esteri iracheno, il card. Parolin aveva espresso "disponibilità a lavorare per la sicurezza e la pace in Iraq" e ricordato "i tangibili effetti negativi lasciati nel Paese dal terrorismo". Tra questi anche l'emigrazione dei cristiani che negli ultimi anni sono passati da un milione e mezzo a 300.000.