Papa Francesco, il chirurgo Corcione spiega l’intervento di oggi. “Convalescenza di 40-60 giorni”

Il pontefice in ospedale al Gemelli. Il prof dell’Università Federico II di Napoli: “Laparotomia un rischio, ma non ci sono alternative”

“La cosa positiva è che ci troviamo di fronte a un intervento programmato, senza l’ansia di un ricovero dettato dall’urgenza. Quindi la soglia di rischio si abbassa di almeno tre volte”.

A parlare è il professor Francesco Corcione, già professore ordinario di Chirurgia generale all’Università Federico II di Napoli, e oggi responsabile della Chirurgia alla Clinica Mediterranea di Napoli oltre che presidente emerito della Società italiana di Chirurgia.

Il Papa in piazza per l'udienza generale questa mattina (Ansa)
Il Papa in piazza per l'udienza generale questa mattina (Ansa)

Professor Corcione, oggi pomeriggio Papa Francesco entra in sala operatoria.

“Sua Santità deve essere sottoposto a un intervento chirurgico di laparotomia e plastica della parete addominale, conseguenza di una diverticolite che ha creato nel tempo una situazione di debolezza e un’ernia post-operatoria. I tessuti si sono aperti e si è reso necessario intervenire chirurgicamente”.

Non si poteva avere un atteggiamento più attendista?

“No, non si poteva. Questa è una situazione che può solo peggiorare, l’ernia man mano si allarga fino a determinare degli episodi di sub-occlusione”.

I medici del Gemelli parlano di un laparocele incarcerato. Cosa significa?

“Quello che dicevo poc’anzi: il paziente ha avuto degli episodi sub-occlusivi che gli stanno creando anche molto dolore. Una parte di intestino resta fuori dalla cavità addominale e, quando questo si verifica, è buona norma intervenire e chiudere la parete con un materiale non riassorbile che protegge la parte debole ed evita il ripetersi di questa emergenza”.

Quindi sarà innestata una protesi nell’addome di Papa Francesco?

“Esattamente, sulla parete addominale. In pratica bisogna liberare l’intestino, rimetterlo tutto dentro come quando è stato operato la prima volta. Ma a differenza di allora, invece di chiudere la parete con dei punti, si impianta una protesi nello spazio che protegge l’intestino. È come se la parete addominale fosse una sorta di sandwich in mezzo al quale inseriamo una fetta di prosciutto, ovvero la protesi”.

Cosa comporta un intervento del genere su un paziente di 86 anni?

“È chiaro che il rischio è sempre alto, ma non ci sono alternative. Allora è meglio intervenire per tempo, essere preparati, senza dover arrivare all’urgenza, con il rischio di perforazioni o di un’altra resezione dell’intestino. Il Papa oggi si opera a e corre un rischio, ma se non l’avesse fatto correrebbe un rischio tre volte più alto”.

Che tipi di complicazioni comporta un’operazione del genere?

“Sostanzialmente tre. La prima legata all’anestesia, la seconda alla riuscita chirurgica perché comunque si tratta di un intervento che ha una sua valenza su un paziente anziano, la terza – ma più lontana nel tempo – afferente a un’infezione o a un rigetto della rete. Per fortuna sono tre complicazioni molto rare, così come una possibile recidiva”.

Che tipo di convalescenza deve fare Papa Francesco dopo un intervento del genere?

“Deve stare molto più a risposo rispetto all’altro intervento, anche la sua deambulazione difficile si ripercuote sull’addome che resta un punto di debolezza. Convalescenza lenta, quindi, di almeno 40-60 giorni, tanto occorre per ‘colonizzare’ la rete e farla diventare ‘parte’ dei tessuti. In questi due mesi il Papa deve osservare un regime non dico di riposo totale, ma di attività molto leggere. Niente viaggi, ovviamente, solo qualche passeggiata, una ripresa graduale. Per un paio di mesi dovrà accontentarsi di affacciarsi alla finestra di Piazza San Pietro per l’Angelus”.