Papa Francesco e i suoi malanni. Il teologo: si rafforzerà come Wojtyla

Vito Mancuso e il ritorno del Pontefice in Vaticano: i conservatori vogliono logorarlo, ma lui non lascerà. "La spinta riformatrice? Si è fermata da tempo, ma sta creando le condizioni per il cambiamento".

Più forte della malattia, con buona pace dei più agguerriti detrattori. Chi vede il papato di Bergoglio indebolito dal ricovero al Gemelli, il secondo in meno di due anni, "è fuori strada". A pensarlo è il teologo Vito Mancuso, autore di bestseller come L’anima e il suo destino o Il coraggio di essere liberi, per il quale “Francesco, da questa esperienza, può solo uscirne rafforzato: la testimonianza della sofferenza, resa plastica dall’essere costretto in carrozzina, accrescerà le sue indiscutibili doti profetiche, comunicative ed empatiche. Il tutto, però, fino a quando resterà lucido, interiormente ed esteriormente, cioé potrà avvalersi di pensiero e parola, fondamentali per governare la Chiesa".

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Francesco e i suoi malanni Il teologo: si rafforzerà come Wojtyla

Nel dopo Gemelli prevede una sorta di effetto Wojtyla per papa Francesco?

"Sì, al netto della differenza fra i due profili. Certamente Giovanni Paolo II, provato dal Parkinson, ha catalizzato l’attenzione dei fedeli in maniera notevole. Resta da capire quanto fosse davvero in grado di governare la Chiesa o quanto questa fosse diretta dal segretario del Pontefice, Stanislaw Dziwisz".

Ha ragione chi teme un’offensia dei conservatori per logorare un Bergoglio fisicamente più fragile?

"In verità è dal conclave del 2013, quando cercarono di screditarne la figura, facendo leva sui suoi problemi polmonari, che provano a depotenziarlo".

Chi in maniera aperta e chi meno?

"È questo il punto. Ci sono ecclesiastici, come i cardinali Gerhard Ludwig Mueller o il defunto Carlo Caffarra, sempre onesto nell’esprimere il suo dissenso sulla comunione ai divorziati ai risposati, le cui critiche trasparenti e meditate non solo sono legittime, ma alimentano anche un proficuo dibattito interno. E poi ci sono altri che abbondano in esternazioni segnate da risentimenti personali e che alimentano dubbi su trame poco chiare".

A chi sta pensando?

"Le ultime uscite di monsignor Georg Ganswein lasciano perplessi".

I conservatori vogliono spingere Bergoglio a farsi da parte?

"Credo sia l’obiettivo di fondo, ma il Papa non intende affatto rinunciare. Certo, fa strano constatare come l’ala conservatrice speculi sui problemi di salute di Francesco per convincerlo a lasciare dopo che per anni ha enfatizzato l’eroicità e la fedeltà al suo ruolo di un Giovanni Paolo II davvero molto malato".

La spinta riformatrice del Papa potrebbe tuttavia subire una frenata?

"Il rallentamento c’è già stato. A parte l’aver internazionalizzato il prossimo conclave e aver aperto in modo non netto sull’ostia ai divorziati risposati, Bergoglio non ha ottenuto molto altro. Ha messo, però, la Chiesa in uno stato di caos dal quale potranno scaturire riforme sulle donne, i gay e altro"

Chi le realizzerà?

"Forse a tempo debito il suo successore, magari teologicamente strutturato in senso conservatore, ma capace di cogliere i segni del tempo. Anche Giovanni XXIII non aveva un profilo progressista, eppure ha indetto il Vaticano II".