In un tweet il teologo Vito Mancuso condensa tutta la sua amarezza per la scelta del Papa di partecipare al talk show televisivo Che tempo che fa. Il teologo di scuola martiniana, noto al grande pubblico per il bestseller L’anima e il suo destino , non rinuncia a denunciare una Chiesa "alla frutta", a sottolineare il rischio di ridurre "a prodotto" la figura del successore di Pietro. Professore, al posto di Bergoglio, non ci sarebbe proprio andato ospite da Fazio? "Non ho nulla contro il conduttore, di cui apprezzo anche lo stile, né rimprovero il fatto di annunciare al grande pubblico il messaggio cristiano, come insegna lo stesso Paolo da Tarso. Qui il problema sta nel contenitore più che nel contenuto". Che cosa non va nel Papa a Che tempo che fa ? "Si è perso di vista il riserbo istituzionale. Il capo dello Stato Mattarella sono certo che non avrebbe mai accettato l’invito a uno show che rischia di omogeneizzare e omologare il messaggio. Si finisce nel nostro caso per trasformare il Papa in un personaggio come gli altri che interviene dopo il comico di turno e al ritorno in studio dal break pubblicitario". Non pensa, invece, che sia salutare insistere sull’umanizzazione del papato? "Non sarò certo io a denunciare la desacralizzazione del pontificato, nel senso di una qualche nostalgia per la distanza assoluta fra la Chiesa e il mondo, per il bacio alla pantofola o per uno stile ieratico di governo. Servono, però, riservatezza, silenzio mitezza e severità al contempo, quelle che incarnava un altro gesuita come il cardinale Carlo Maria Martini. Altrimenti questo ridurre le distanze si traduce in un inutile protagonismo e in un controproducente populismo". Lei cita ingredienti che abbiamo visto espressi, per esempio, nella preghiera solitaria del Papa in ...
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