Roma, 9 aprile 2025 – C’è “l’eroismo della Resistenza” fra i temi che stanno a cuore a re Carlo III e che il sovrano del Regno Unito ha voluto citare nel suo discorso al Parlamento italiano. Il monarca domani si appresta a commemorare l’80esimo anniversario della liberazione di Ravenna dal nazifascismo. E nel giorno che precede la seconda tappa della sua visita in Italia, quella romagnola appunto, Carlo ha ricordato il "coraggio" di Paola Del Din, partigiana della Resistenza o come preferisce definirsi lei, patriota, “perché io ho combattuto per tutti”. Del Din, che oggi ha 101 anni, è familiare anche alla storia britannica, perché per conto del governo Churchill fu incaricata di fornire informazioni al Soe, i servizi segreti inglesi che raccoglievano informazioni nell’Europa occupata dai tedeschi.

La prima paracadutista
Appena laureata in Lettere, dopo l’armistizio del '43, Paola Del Din entra nelle file della Resistenza. Bellunese di Pieve di Cadore, classe 1923, il suo nome di battaglia è Renata, scelto per omaggiare il fratello Renato, che proprio nella Resistenza aveva appena perso la vita.
Per raccogliere la sua eredità, Paola diventa staffetta partigiana nella brigata Osoppo: rischia più volte la vita, finché non raggiunge gli Alleati a Firenze. Viene assoldata come spia dai Servizi segreti speciali britannici del Soe. E’, insomma, una delle Churchill’s Italian Angels. Il primo ministro di Londra le cercava molto carine e abbastanza giovani, magari truccate, per ingannare i nazisti.
Staffetta con un piede rotto
Paola chiede di frequentare un corso per paracadutisti, precluso alle donne. La sua determinazione è tale che viene accontentata. Prende parte a 11 voli di guerra. “Alla vigilia della Liberazione si fa portare in aereo su una zona del Friuli – racconta l’Anpi – dove deve prendere contatto con una Missione alleata; tocca terra in malo modo, si frattura una caviglia, ma riesce faticosamente a raggiungere i partigiani e a consegnare a chi di dovere i documenti che ha con sé”.
Zoppica Paola ma non smette di attraversare il fronte per portare messaggi ai reparti alleati in avanzata. Media con gli inglesi per il rientro in Italia di padre Prospero, ufficiale degli alpini prigioniero in India: il suo rilascio è tutto merito suo.
"Ho fatto quello che ho fatto semplicemente perché andava fatto - raccontava solo un anno fa Del Din - e la memoria delle tante persone, fra cui tantissime donne, che hanno combattuto per la libertà deve essere ricordata dalle nuove generazioni e difesa come un valore".

Medaglia d’oro al valore militare
Finita la guerra, vince una borsa di studio e si trasferisce negli Stati Uniti. Tornata in Italia diventa insegnante. Nel 1957 viene premiata con la Medaglia d'Oro al Valor Militare. "Bellissima figura di partigiana – è la motivazione dell’onorificenza – seppe in ogni circostanza assolvere con rara capacità e virile ardimento i compiti affidatile, dimostrando sempre elevato spirito di sacrificio e sconfinata dedizione alla causa della libertà".
Ormai in pensione, fa da madrina, a Milano, agli allievi del corso ‘Ferrari II’ della Scuola militare ‘Theulié, viene nominata presidente della Federazione Italiana Volontari della Libertà, carica poi riconfermata. La sua vecchiaia è dedicata alla testimonianza, alle cerimonie e manifestazioni in ricordo della Resistenza.
"Paola Del Din è stata una Antigone - ha detto il giornalista Alessandro Carlini, che di Renata ha scritto la biografia – ribellandosi come tante altre donne a un potere brutale e dittatoriale lottando in nome di una libertà di cui oggi godiamo tutti noi".
