Milano, 5 ottobre 2024 – Non è escluso che Chiara Ferragni chieda alla Procura della Repubblica di Milano di essere interrogata per dare la sua versione e spiegare che le accuse che le sono state mosse non hanno alcun fondamento, e ribadire che si è trattato di “un errore di comunicazione”. All'indomani della chiusura delle indagini in cui l'influencer, con l'allora suo braccio destro, Fabio Damato, e con altre due persone deve rispondere di truffa aggravata per i casi del pandoro e delle uova di Pasqua, la linea difensiva assume sempre più contorni definiti. “Con i pubblici ministeri terremo un confronto aperto – spiega l'avvocato Giuseppe Iannaccone, che col collega Marcello Bana difende Ferragni – e non escludo un confronto personale da parte di Chiara”. Un confronto che potrebbe diventare un “passaggio obbligato per cercare di far cambiare idea ai pm e ottenere una richiesta di archiviazione. I legali dell'imprenditrice digitale stanno studiando le carte e lavorando a una corposa memoria da depositare al pm Cristian Barilli e all'aggiunto Eugenio Fusco per replicare alle accuse in punto di diritto.
Le ipotesi di reato secondo la Procura
Con la notizia, ieri, di chiusura indagini per l’ipotesi di reato di truffa aggravata, i magistrati della Procura milanese hanno calato le prime carte nei confronti di Chiara Ferragni, del suo ex collaboratore Fabio Damato, di Alessandra Balocco, amministratore delegato dell’azienda piemontese e di Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID per il caso del pandoro “Pink Christmas” e per le uova di cioccolato di Pasqua “Dolci Preziosi”. Per i magistrati si profilano gli illeciti di “informazioni fuorvianti” nei confronti dei consumatori, che sarebbero stati così “danneggiati”, e soprattutto un “ingiusto profitto” di oltre 2 milioni e 200 mila euro a cui si aggiunge il beneficio di un “ritorno di immagine legato alla prospettata iniziativa benefica”. Ora si attendono dunque le contromosse della difesa. I legali Iannaccone e Bana, che da mesi sono al lavoro per replicare alle accuse, ritengono che “questa vicenda non abbia alcuna rilevanza penale e che i profili controversi siano già stati affrontati e risolti in sede di Agcom” con un versamento di un milione. “Avvieremo al più presto un confronto con i pubblici ministeri – hanno proseguito – e confidiamo in una conclusione positiva della vicenda. Chiara Ferragni ha espresso dal canto suo “fiducia nel lavoro della magistratura”, fiduciosa cioè che la sua innocenza “venga acclarata quanto prima”.