"Palpeggiamenti? No, saluti italiani". Assolto l’ex capo del British Council

Era stato licenziato dalla sede di Roma dopo la denuncia di un’impiegata per molestie. I giudici: visione ristretta

Paul Sellers, ex direttore del British Council a Roma

Paul Sellers, ex direttore del British Council a Roma

ROMA Tipiche affettuosità "italiane". Non tutte le denunce per molestie vanno a bersaglio. Ci sono anche le eccezioni che confermano la regola (magari indirettamente). Accade a Londra, dove il manager Paul Sellers, ex direttore del British Council di Roma, uscito di scena lo scorso anno dopo le accuse di molestie formulate da una impiegata per un episodio del 2018, oggi ottiene sentenza favorevole dal tribunale del lavoro londinese con tanto di risarcimento per la perdita del posto. Una storia – svelata dal Corriere – che racconta perfettamente come i britannici vedono gli italiani. Un piccolo saggio di antropologia culturale. Tra immutabili cliché cavalcati con disinvoltura in un mondo che è invece globalizzato anche nei costumi. E dove la fisicità nei saluti – anche dimenticando il Covid – è sempre più spesso la regola anche a Londra. Paul Sellers, direttore del British Council di Roma dal 2014 (dopo prestigiosi incarichi in India e negli Emirati arabi), a fine 2018 aveva organizzato un party a casa propria. Ma al momento dei saluti, secondo la denuncia interna presentata da una dipendente di ambasciata, il direttore – "abbastanza ubriaco" – sarebbe stato protagonista di autentiche molestie: "Quando sono andata a salutarlo – è la testimonianza della donna (dal mondo pre Covid) – mi ha baciata due volte sugli angoli della bocca e poi mi ha accarezzato il seno con entrambe le mani". E va bene che il British Council di Roma, come recita la sua pagina web, costruisce "connessioni, comprensione e fiducia tra le persone attraverso l’arte e la cultura, l’istruzione e la lingua", ma alla dipendente il comportamento del padrone di casa è apparso inaccettabile. Di qui la denuncia, l’imbarazzo generale, e la decisione dell’ambasciata di risolvere il caso secondo lo spirito dei tempi. Sellers , venuto a conoscenza di corrispondenza interna sulla vicenda, prima ha denunciato per diffamazione British Council e Foreign Office (causa persa), poi si è rivolto al tribunale del lavoro di Londra per ripristinare la credibilità smarrita e ottenere quantomeno una compensazione per la perdita del prestigioso uffici o. Vittoria s u tutta la linea. Con sentenza sorprendente – specie alle latitudini del #metoo vendicatore – il giudice londinese ha censurato l’inchiesta interna condotta dal British Council, affermando che si è attenuto a una "visione ristretta", senza esplorare le circostanze né intervistare i testimoni. E che testimoni: la moglie di Sellers, sotto i cui occhi si è svolto l’episodio incriminato. E un’altra invitata, che conferma l’appropriatezza delle interazioni. Secondo la signora Sellers, la denunciante ha equivocato la giovialità del marito perché "nuova, non integrata appieno nell’ambasciata", e con "atteggiamento conservatore rispetto allo stile italiano di saluti". L’altra testimone riferisce di "un bacio su entrambe le guance seguito da un abbraccio, amichevole e chiaro", anche perché "in diretta prossimità e sotto gli occhi di diversi ospiti inclusi due figli" del capo. In definitiva, "nulla di lontanamente insolito". Chi ha ragione? Possibile che la verità stia nel mezzo. E che nel rilassato pomeriggio romano i baci&abbracci tra il padrone di casa – in stile dolce vita – e la riluttante ospite – forse più sobria – siano finiti fuori sincro con effetto percettivo differenziato. "Tipico impaccio anglosassone" avrebbe potuto stabilire il tribunale di Londra: ragionando con i modelli di casa, anziché scomodare le affettuosità "italiane".