Pallone e sprechi Il Paese soffre, no al condono

Pier Francesco

De Robertis

Siccome spesso la verità delle cose sta nella loro superficie, non sarà certo una semplificazione populistica dire che l’emendamento salva-calcio allo studio del parlamento è una via di mezzo tra una furbata, un’ingiustizia e una cialtroneria. Con Cristiano Ronaldo che si accinge a firmare l’ennesimo contratto da Paperone stavolta a 200 milioni di euro a stagione, lo scandalo plusvalenze che riempie le cronache a dimostrazione di un sistema in qualche modo fuori controllo da sé stesso, ci manca solo che lo Stato debba intervenire per ripianare la malagestione di un settore che tutto può dire meno di trovarsi dalla parte sbagliata della storia. Certo, c’è stata la pandemia ma il calcio macina miliardi e in quei miliardi deve trovare le risorse per far fronte alle difficoltà del momento.

Eppure ancora una volta la politica non è riuscita a sfuggire alla tentazione del "condono", perché di un condono si tratterebbe, e con l’accordo di tutti i partiti, ad eccezione del Terzo Polo, ha dato parere favorevole all’emendamento. Matteo Renzi due giorni fa ha sollevato la questione, richiamandone lo stridore tra una manovra che aumenta i prezzi della benzina per i cittadini, ma per adesso almeno ufficialmente nessuno ha cambiato idea. Oddio, probabilmente le forze di maggioranza si sono accorte di aver sbagliato i calcoli se è vero che ieri il Mef ha fatto sapere di aver dato parere sfavolerole alla norma.

Ma tra tutti quelli che nel silenzio generale si erano detti a favore, la posizione che più stupisce è quella dei Cinquestelle di Conte. Il condono va infatti a sanare alcune ipotesi di reato previste espressamente dal dgls "manette agli evasori" rafforzato a suo tempo proprio dall’azione decisiva dei grillini. Chissà, forse anche stavolta in parlamento Conte e soci avranno la faccia tosta di sostenere che non si tratta di condono, e che loro non ne sapevano niente.