Padre killer, i pm contro il giudice "Avevamo detto che era pericoloso"

Nel mirino la decisione del gip di consentire all’uomo di vedere il figlio. E il Guardasigilli manda gli ispettori

di Gabriele Moroni

Al tribunale di Varese arriveranno gli ispettori del ministero della Giustizia. La ministra Marta Cartabia ha chiesto all’ispettorato di "svolgere con urgenza i necessari accertamenti preliminari" sul caso. È una neppure troppo sotterranea guerra di toghe quella che si sta sviluppando attorno alla tragedia di Morazzone e al fatto che a Davide Paitoni, mentre si trovava agli arresti domiciliari, fosse stato consentito di vedere il figlio Daniele. Il giorno di Capodanno l’uomo ha ucciso con un fendente alla gola il bambino di sette anni per poi ferire a coltellate l’ex moglie Silvia Gaggini. La procura di Varese riteneva l’uomo socialmente pericoloso e lo precisa in una nota. La prima vicenda risale al 26 novembre dello scorso anno, quando Paitoni, durante una lite, aveva inferto con un cutter due ferite alla schiena a un collega di lavoro. Il giudice per le indagini preliminari, Anna Giorgetti, aveva accolto la richiesta del pm Giulia Floris di arresti domiciliari. Il 6 dicembre il giudice aveva autorizzato gli incontri dell’uomo con la moglie separata e il figlio.

La nota uscita dalla procura varesina suona come una replica-precisazione a quanto dichiarato dal presidente del tribunale di Varese, Cesare Tacconi. Tacconi aveva definito "regolare" il provvedimento del gip di consentire le visite in quanto gli arresti domiciliari di Paitoni non erano legati a una vicenda familiare. L’ordinanza del gip che poneva Paitoni agli arresti domestici, aveva detto ancora Tacconi, avallava la richiesta del pm che l’aveva "motivata con il pericolo di inquinamento delle prove, non con la pericolosità sociale, e i giudice non può aggravare la richiesta del pm".

Arriva qui la replica della procura di avere invece "chiesto, unitamente alla convalida dell’arresto, l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, sul presupposto della ritenuta pericolosità sociale dell’indagato, anche per precedenti denunce. Il Giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta, peraltro ravvisando solo un rischio di inquinamento probatorio, attesa la ritenuta necessità di chiarire la dinamica della lite e, successivamente, ha autorizzato incontri del detenuto con la moglie e il figlio". Quindi la procura sostiene di avere evidenziato la "pericolosità sociale dell’indagato, anche per precedenti denunce".

Denunce a conoscenza del gip, le due denunce presentate dalla moglie separata e dall’ex suocero di Paitoni. Lo certifica un passo dell’ordinanza per i domiciliari per il tentato omicidio del compagno di lavoro. "Evidenzia il Pubblico Ministero – scrive il gip – che Paitoni Davide sarebbe sottoposto ad altri procedimenti per reati anche connotati da violenza (maltrattameti e lesioni). Si tratta invero di c.d. carichi pendenti che poterebbero risolversi favorevolmente per l’indagato e che, dunque, non consentono di trarre elementi di qualsivoglia cetezza".

Dunque fra gip e pm era passata l’informazione sulle denunce. Se sia poi intervenuto un difetto di comunicazione o un ipotetico cortocircuito saranno gli ispettori del Guardasigilli a verificare. Un’altra affermazione del presidente Tacconi è stata come "non vi sia in tribunale alcuna pendenza a carico dell’uomo, quindi se le denunce ci sono, sono ancora in procura". La nota della procura precisa che nei suoi uffici "pende altro procedimento penale nei confronti di Paitoni Davide per i reati di lesioni e minacce, in relazione a denunce presentate nei suoi confronti dalla moglie e dal suocero a proposito di condotte aggressive in loro danno". Nell’udienza di convalida del fermo, Davide Paitoni ha scelto il silenzio. Il gip Giuseppe Battarino ha convalidato e firmato un’ordinanza di dieci pagine che trattiene il quarantenne Paitoni nel carcere varesino dei Miogni. Per l’omicidio del figlio non gli viene contestata l’aggravante della premeditazione, ma quella di avere commesso il fatto contro un discendente per motivi abbietti. Per il ferimento della ex moglie l’accusa è di tentato omicidio aggravato. Intanto il medico legale Petra Basso ha eseguito l’autopsia sul corpo del piccolo Daniele.