Padre Georg critica Francesco su Benedetto. E la Chiesa si spacca in due anime

Intervista a sorpresa dello storico segretario, con attacchi che riecheggiano le accuse dei tradizionalisti. In Curia c’è curiosità per il destino di Gaenswein: con Bergoglio mai feeling, forse lascerà Roma

Roma, 5 gennaio 2023 - Per rompere il silenzio, non è riuscito ad aspettare neanche la conclusione della celebrazione del funerale. C’è un clima da resa dei conti in Vaticano mentre la salma di Benedetto XVI ancora giace opportunamente rivestita e quasi mummificata sotto al baldacchino berniniano della basilica di San Pietro. Un clima da resa dei conti alimentato dal suo fidatissimo segretario, prima da Pontefice in carica e poi per 9 lunghi anni da ‘dimissionario’, monsignor Georg Gaenswein. In una intervista al tedesco Die Tagespost, don Georg ha rilasciato dichiarazioni di fuoco, che alzano il velo su quanto sia stata scomoda e sofferta, al di là delle ovvie convenzioni, la coabitazione tra i due Pontefici, personalità distanti anni luce nell’interpretazione della pur comune dottrina.

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Il Motu Proprio “Traditionis custodes” con cui papa Francesco nel 2021 ha operato una stretta alla messa in latino, liberalizzata nel 2007 da Ratzinger con una scelta simbolo del suo pontificato, “ha spezzato il cuore a Benedetto”. “Quello è stato un punto di svolta”, accusa ora Gaenswein. Praticamente un togliersi i sassolini dalle scarpe, con Ratzinger che di certo non può più parlare e lo stesso Gaenswein forse consapevole che nel suo futuro ecclesiastico c’è il ritorno alla diocesi di origine a Friburgo e un ruolo, almeno fintanto che a ‘regnare' è Francesco, non di primo piano, quasi certamente fuori della Curia dove per anni ha brillato a mo’ di un Richelieu alla corte di Luigi XIII.

Che tra Gaenswein e Bergoglio non corresse buon sangue era chiaro già da quando Francesco aveva silurato Georg come cerimoniere e aveva tagliato le gambe anche al ruolo autoritagliatosi dal vescovo tedesco di “ponte” tra i due Pontefici. La "fossa" Gaenswein se la scavò poi quando in una uscita pubblica disse che i Papi erano sostanzialmente ancora due anche se uno attivo, e uno, Benedetto, “contemplativo”. Un affronto per Bergoglio. Ripagato da Gaenswein con azioni sottili, pazienti come quella di regolare l’agenda del Papa Emerito asserragliato nel monastero Mater ecclesiae in modo da trasformarlo in un antipapa di fatto, agevolando l’afflusso di cardinali e teologi conservatori in visita, sempre pieni di lamentele sull’imprevedibile Bergoglio, un “comunista”, un “eretico”, persino qualcuno non aveva vergogna di definirlo un “anticristo”. I punti di distanza sono stati tanti, a partire dalla comunione ai divorziati risposati, passando per l’apertura nei confronti delle persone omosessuali, e anche, più di recente sul tema del celibato. Benedetto XVI e Francesco condividevano lo stesso punto di vista - il sacerdote deve essere celibe -, ma in due modi diversi. Francesco ha sempre voluto un confronto aperto, franco nella Chiesa. Ratzinger su certi temi era talmente chiuso che neanche venivano messi a dibattito. Il nodo della messa in latino è naturalmente solo la punta di un iceberg. “Togliere questo tesoro alla gente – dice ancora Gaenswein – perché? Non credo di poter dire di essere a mio agio con questo”.

La querelle potrebbe non finire qui, in vista c’è la pubblicazione di un libro-verità di don Georg da cui si attendono rivelazioni. Viene da domandarsi quale sia a questo punto la posta in gioco. Che Gaenswein voglia ritagliarsi un ruolo di capofila tra i conservatori e manovrare un prossimo conclave? In questi giorni in cui ha fatto lui gli ‘onori di casa’ accogliendo le personalità accorse ad omaggiare il suo mentore, si è spesso intrattenuto a parlare fittamente con una figura che ricalca la sua, lo storico segretario di Giovanni Paolo II, don Stanislao Dziwisz, che di carriera ne ha fatta diventando cardinale di Cracovia.